Nostalgia

Referendum costituzionale. Ora che i giochi sono quasi fatti, che manca pochissimo al voto, mi sta scattando un grande moto di nostalgia per l’Assemblea costituente che fu nel dopoguerra lo strumento che usarono i padri fondatori della patria per darsi l’attuale Costituzione. Perché comunque andranno le cose il prossimo 4 dicembre e soprattutto se i sondaggi (come accade spesso recentemente) avranno torto evincerà il sì dal 5 dicembre l’Italia avrà una nuova Costituzione decisa a colpi di maggioranza di governo.

Si rischia cioè di avere una Costituzione voluta da pochi oppure, peggio ancora, da solo una parte politica, cioè una Costituzione divisiva.

Per scongiurare tutto questo sarebbe bello che tutti, tutti, andassero a votare il 4 dicembre: avremmo almeno la certezza che il risultato del voto rispecchi la volontà popolare della maggioranza dei cittadini.

L’Assemblea costituente dei padri fondatori dell’Italia repubblicana almeno era composta da tutto il quadro politico esistente allora e il testo che venne promulgato era frutto di lunghe discussioni e compromessi tra le varie parti: era un testo condiviso, non divisivo! Rispecchiava la volontà popolare di allora.

Al contrario, se vincerà il Sì con una partecipazione al voto scarsa, non plebiscitaria, la nostra generazione trasmetterà alle generazioni future un testo che rappresenterà pochi cittadini e molti si sentiranno esclusi, questo non mi piace: ecco perché ho nostalgia dello strumento politico dell’Assemblea costituente. Se si fosse usato quello strumento, e non un testo promulgato dal governo, per redigere nuovi articoli della Costituzione, mi sarei sentita più tranquilla.

Vi prego convincete tutti ad andare a votare, la nuova Costituzione dovrà essere decisa dal popolo non da quattro gatti.

Ma quale élite ?

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Sorpresona! Ha vinto Trump. Ma come ? Tutti i sondaggi dicevano che avrebbe vinto la Clinton…

Tutti i sondaggisti hanno sbagliato, perchè?

Ora tutti se lo chiedono e molti cominciano a darsi delle risposte del tipo: c’è uno scollamento fra i giornali e i loro lettori, una distanza tra il pensiero delle élites radical chic che viene diffuso dai mass media e il popolo che va a votare. E allora che si fa?

Bisogna capire e per capire bisogna entrare nella pelle degli elettori bianchi americani, cioè della maggioranza della popolazione.

Ma come si fa? Dopo decenni in cui la classe al potere si è prodigata per tutelare ogni tipo di minoranza, di colore, sessuale ecc. ora ha perso la capacità di comprendere la maggioranza.

Maggioranza che, con la globalizzazione, ha visto diminuire la propria possibilità di lavorare conoscendo la disoccupazione e ha visto diminuire le proprie entrate.

Generazioni che hanno visto sciogliersi come neve al sole il “sogno americano” per cui tu farai fortuna, ma i tuoi figli ne faranno più di te. E loro, che non hanno neppure un “Grillo parlante” che teorizza la “decrescita felice” che fanno? Abbandonano il pensiero buonista del “politically correct” e votano colui che promette di tornare a sognare.

Dove è lo scandalo? Anche in natura il capobranco porta il suo branco a cacciare o pascolare dove spera ci sia più ricchezza di cibo. E’ buonsenso bio: legge della sopravvivenza.

Allora la vera domanda era un’altra: l’élite è ancora tale?

Come era possibie che i radical chic, davanti all’impoverimento della classe media che va avanti da anni, pensassero che la loro dittatura del pensiero unico buonista avesse ancora presa su famglie che non riescono ad arrivare a fine mese?

La risposta è che questa non è più un’élite.

Infatti l’élite dovrebbe essere classe dirigente, cioè classe che vede avanti cioè prima del branco e sa capire che aria sta per tirare e dirige le masse nella direzione del cambiamento.

Nel momento in cui questo non avviene più, cioè quando il branco comincia a soffrire la fame è giusto che il capobranco ormai bolso venga sostituito da un nuovo capo, più  capace di dirigersi verso pascoli più ricchi e zone meno pericolose. Il branco seguirà il nuovo leader. Lo seguirà fintanto che troverà modo di farlo prosperare.

In politichese attuale: fuori la vecchia classe dei benpensanti e avanti il nuovo, anche se non è politically correct, purchè sia un nuovo che fa intravedere pascoli più ricchi per tutti. Ecco perchè ha vinto Trump.

Perchè i sondaggi non hanno intercettato il cambiamento?

Perchè la gente aveva paura di esprimersi in pubblico per via della dittatura del politically correct buonista e benpensante. Ma nel segreto dell’urna…

P.S.: Ho dedicato la mia tesi di laurea ai movimenti rivoluzionari e la mia tesina alle dinamiche delle élites. Ho approfondito il tutto sul piano pratico quando ho partecipato alla nascita della Lega a Milano e alla sua presa del potere nel giro di pochi anni con la vittoria del sindaco Formentini. Ho spiegato come si potessero definire, già allora, il leghismo come un movimento rivoluzionario e la sua classe dirigente come una nuova élite in pectore. Ho scritto di tutto ciò, rivisitando tesi e tesina, nel 1997, nel mio libro: “A proposito della Lega Nord e dell’ideale federalista – filosofia politica per le società occidentali del 2000” Editoriale Viscontea. Queste dinamiche le conosco benissimo da anni!