Chi sono

Eccomi qui
Eccomi qui

Io sono Emma Paola Bassani. Sono nata a Milano nel 1957. Mi sono sposata e riprodotta giovane e la cura della famiglia per me è sempre stata fondamentale. Questo non mi ha impedito di laurearmi in Scienze Politiche all’Università Statale di Milano e di occuparmi di Politica. Nel 1987 conosco Umberto Bossi, non ancora Senatore, nella prima sezione della Lega (allora Lega Lombarda) a Varese. Bossi convinse me e mio marito a tesserarci. Da allora mi sono dedicata al movimento, prima come volontaria a Milano e poi occupandomi del giornalino Lombardia Autonomista. Divento quindi giornalista pubblicista. Parallelamente faccio politica attiva: nel 1988 vengo eletta in consiglio comunale a Magenta. Successivamente vengo eletta consigliere provinciale a Milano e poi la prima Presidente del Consiglio della Provincia di Milano. Sono stata anche nel consiglio di zona 17 (a Milano allora le zone erano 20) e per qualche tempo Presidente dello stesso. Sempre su input politico sono stata nel Corecom della Lombardia e nel CdA del Piccolo Teatro di Milano. In tutto questo periodo ho sofferto della mancanza nella Lega di una visione ambientalista. Mi era sembrato, al momento dell’iscrizione, che il federalismo sia politico sia fiscale potesse essere una soluzione di buon senso per un paese che allora aveva un debito pubblico di un milione di miliardi di lire! Una cifra, accumulata da politici della generazione dei nostri genitori, che mi sembrò mostruosa pensando a noi e ai nostri figli che avremmo dovuto ripianarla! (Davvero bazzecole rispetto all’attualità.) Poi però la Lega Nord con Umberto Bossi non ha portato in concreto nessun risultato federalista (molto più bravi i sud tirolesi ad es. ). La delusione era già molta e quando ci furono le vicende dei diamanti ecc. crebbe, e che dire ora di un Roberto Maroni in regione Lombardia che non ha ancora fatto nessun referendum autonomista e poi dell’estremizzazione lepenista di Matteo Salvini…? Insomma c’è stato e c’è oggi un allontanamento del movimento dalle origini federaliste che mi fa essere, ora, una tesserata tiepidissima. Ecco perché nasce questo blog. Spero di indurre altri dentro e fuori dal movimento a meditare sugli stessi argomenti che mi interessano, nel rispetto reciproco del libero pensiero di tutti.

Radici

Quando mi tesserai alla Lega era un movimento che voleva il federalismo su basi etniche. Ebbene io mi chiesi se potevo definirmi di etnia lombarda e mi risposi di no. In realtà a me piacque soprattutto il federalismo fiscale e ancora oggi lo reputo indispensabile: essere padroni a casa propria significa tenere le entrate fiscali qui al Nord e poi devolvere un’aliquota a Roma. Anche la flat tax mi piace.

Ma le mie radici sono veramente molto varie. Se per parte di padre potrei definirmi brianzola, ma con lontanissime radici sefardite, per  parte di madre si va da un’ava Elena Raffalovich di Odessa tra i cui parenti c’era anche un’icona gay (l’amante di Dorian Gray – leggi Oscar Wilde), ad un altro avo, suo marito il senatore del regno Domenico Comparetti, filologo che conosceva ben 14 lingue. Inoltre altri esimi discendenti quali il prof. Luigi Adriano Milani archeologo e sovrintendente alle belle arti nonché fondatore del museo archeologico di Firenze. Un Milani che costruì un canale in veneto, perché i Milani venivano da Verona. E poi Don Lorenzo Milani fiorentino che era cugino di mia madre Laura Milani Comparetti e che conobbi anche io da bambina a Barbiana. Sul versante dell’arte posso citare un avo pittore macchiaiolo: Cristiano Banti che fu anche mecenate di altri macchiaioli tra cui Boldini che fu promessso sposo alla mia antenata Alaide Banti. Un suo quadro che la ritrae è esposto al museo Pitti  di Firenze nella sala dei macchiaioli che fu interamente donata dai miei parenti. In quel quadro si vede una somiglianza strabiliante fra Alaide e me da giovane. (ma dalle foto anche da vecchia sic!).

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Quanto bio sono?

Domanda doverosa da porsi, soprattutto dando inizio a questo blog.

Ebbene cerco di essere bio il più possibile, però non arrivo ad esserlo al 100%… Per esempio cerco di fare la raccolta differenziata dei rifiuti, ma sono sempre in crisi quando devo buttare via la scatoletta di tonno piena di olio. Ho cercato di diminuire lo spreco energetico coibentando i muri di casa, mettendo i doppi vetri e mettendo i contatori ai caloriferi, però se capita uso anche la stufa a legna. Ho messo i pannelli solari sul tetto ed eliminato il gas in casa facendo uso di caloriferi elettrici e cucina elettrica. Mi muovo con auto ibrida elettrica/benzina, ma non disdegno l’aereo se serve. A Milano uso molto i mezzi pubblici, ma quasi mai vado in treno. Sono onnivora, ma cerco di limitare l’uso di carne rossa e latticini, cerco le uova bio, ma non il resto perchè dovrei andare a supermercati lontani. Cerco di comprare prodotti a km zero e in stagione, ma non sempre ci riesco. Mi sforzo si non sprecare l’acqua in casa, ma senza rinunciare all’igiene. Insomma non sono un’ambientalista virtuosa, però mi sforzo di essere almeno consapevole dell’impatto ambientale che comporta la mia vita e cerco di ridurlo con buon senso.

Libri scritti

foto-8La mia tesi di laurea verteva sui movimenti rivoluzionari. La mia tesina sulle élites al potere. Da entrambe emergeva un concetto forte e chiaro: le rivoluzioni avvengono nel momento in cui la classe dirigente al potere è obsoleta e dall’esterno preme una nuova èlite che vuole prenderene il posto. E’ un ricambio di élite insomma, altro che potere al popolo… Ma come si definisce un’élite? Un’élite in politica, è definita dal fatto che è in grado di vedere prima degli altri i problemi e di indicare la strada per risolverli. Dopo alcuni anni entrai a far parte del movimento leghista di Umberto Bossi. Lavorandoci dall’interno mi resi conto che si trattava di una situazione potenzialmente simile a quella studiata all’Università ecco perchè decisi di ripredere tesi e tesina e trarne un libro comparativo tra teoria rivoluzionaria e pratica leghista: i popoli del nord premevano, con la Lega, per sostituire un potere romano centralista, borbonico, corrotto. Di lì a poco, infatti, si ebbe una controrivoluzione atta a sterilizzare le istanze federaliste del Nord: l’inchiesta di Mani pulite, Forza Italia ecc. La rivoluzione in Italia non avrebbe dovuto essere federalista perchè toccava storicamente alla sinistra farla. Infatti da sinistra venne l’affondo alla riforma costituzionale di allora, da sinistra venne l’orrenda riscrittura del titolo 5° della Costituzione che pur di diluire il nostro federalismo venne riscritto, creando difficilissime norme in cui non si capiva più a chi spettava cosa fare, con discutibilissime sovrapposizioni che danno vita a forti contenziosi Stato/Regioni. Da sinistra ora vogliono riscrivere una nuova Costituzione che cerca tecnicamente di scimmiottare la nostra. ma darà origine ad ancora più contenziosi giuridici e interpretativi. La spinta federalista verrà sostituita da un maggior centralismo: una vera controrivoluzione. Ma se passerà questa nuova versione del centralismo romano difficilmente riuscirà a far decollare la nostra economia e i problemi irrisolti del Paese ritorneranno al pettine così come avvenne megli anni ’80. Un Paese, l’Italia, in cui le differenze fra Nord e Sud sono tali da non poter essere occultate dietro al centralismo. Il federalismo ha il vantaggio di essere un vestito che si adatta a tutte le realtà locali esaltando la creatività delle nostre genti e dando così maggiore slancio all’economia. Il centralismo è una brutta armatura che vuole ingessare tutto e tutti dietro ad un’apparente uguaglianza che però è inesistente e irrealizzabile. Si può notare nel mondo che gli stati che hanno un assetto federalista hanno un’economia migliore, più brillante di quelli che invece si ostinano a cercare di controllare, imbrigliare e dirigere dal centro.

Il secondo libro che ho scritto deriva dalle mie vicende familiari. Fin da piccola mi sono sentita coinvolgere dalla vita del cugino di mia mamma Don Lorenzo Milani. Prima quando fu allontanato da Calenzano. Poi per via del libro: “Esperienze pastorali” prontamente messo all’indice dalla Chiesa e solo ora riabilitato da Papa Francesco. Successivamente dall’esilio di Barbiana che fu vissuto dolorosamente in famiglia. Poi ancora più addolorati e preoccupati fummo per il processo derivato dall’uscita dell’articolo a favore dell’obiezione di coscienza che divenne poi il testo: “L’obbedienza non è più una virtù”. In casa si parlava spessissimo di lui e degli articoli che uscivano sulle sue vicende. Quando decisi di scrivere il mio secondo libo probabilmente fu anche perchè sentii l’esigenza di dare un senso a questa infanzia così segnata da Don Milani. Ma il libro, che verteva sulle mie riflessioni sulla scuola, lo scrissi in un momento in cui anche la mia vita era coinvolta perchè avevo iscritto le mie figlie alle elementari.
Fu un libro, anch’esso comparativo, tra le teorie sulla scuola di Don Milani, la scuola pubblica come era evoluta da allora e la scuola come io invece avrei voluto che cambiasse, anche in senso federalista…

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Ecco il mio ultimo libro scritto in occasione del cinquantesimo dalla morte di Don Lornzo. E’ stato presentato al Salone del libro di Torino lunedì 22 maggio 2017. Attualmente è nelle librerie.