Ideologie retrò

La crisi dei vecchi partiti europei che derivano ancora dalle ideologie del 1800 è sotto gli occhi di ciascuno di noi. Vorrei riflettere brevemente sulle cause di questa debàcle epocale.

Intanto cominciamo ad esaminare gli inizi storici. In Europa l’800 vide l’affermarsi della rivoluzione industriale. Fu un processo grandioso e al contempo doloroso. Milioni di contadini si convertirono in operai cittadini. Le condizioni di lavoro inizialmente erano abbruttenti e anche le condizioni abitative erano indecorose. Fu in quel contesto che nacquero le ideologie. Il marxismo altro non fu che un’idea di economia politica che tentava di ristabilire un nuovo equilibrio sociale: migliori condizioni di vita per i lavoratori salariati. Dalla teoria si passò poi all’ideologia quando alcuni partiti misero quelle idee a fondamento del proprio programma politico.

Nel ‘900 arrivò Lenin in Russia e nacque il Comunismo, ovvero l’ideologia dei lavoratori al comando di tutto: un Paradiso in terra.

Bastò il libro di Orwell “La fattoria degli animali” a rivelare che il re era nudo? No, purtroppo no. Ormai il meccanismo ideologico era innestato e anzi prese piede sempre di più: del resto le condizioni degli operi erano ancora difficili, occorreva ancora lottare per migliorarle. Questo per quanto riguarda la sinistra.

Guardiamo a destra. Inizialmente era formata dai Conservatori. Cioè da quella classe sociale borghese che non voleva sovvertire  niente nella società visto che da essa traeva un  buon, se non ottimo, livello di benessere.

La Rivoluzione comunista in Russia, la decapitazione della famiglia dello zar Romanoff, terrorizzò tutti i conservatori d’Europa. Fu in quel momento che prese avvio una vera e propria ideologia di destra. Si organizzarono partiti anticomunisti: nacque il fascismo in Italia, prima, il nazismo in Germania, dopo.

Quell’anticomunismo becero e barbaro fu sconfitto grazie alla seconda guerra mondiale. Dopo Yalta nell’Europa occidentale i partiti di destra divennero più moderati. Comunque nel 1900 tutta la politica fu giocata da partiti politici che in un modo o nell’altro si rapportavano alle ideologie di sinistra e di destra. (Sto semplificando moltissimo, me ne rendo conto. Però su un blog non si può approfondire di più.)

Ma alla  fine del secolo, e arriviamo a noi, la situazione cominciava a logorarsi perchè i presupposti nella società stavano cambiando notevolmente. Mi riferisco all’avvento della globalizzazione e della robotizzazione. In questo nuovo contesto le ideologie divennero retrò: nude e vecchie perchè non avevano più gli strumenti per rispondere alle nuove esigenze.

Lenin aveva progettato un’internazionale socialista: operai di tutto il mondo unitevi? Ma con la robotizzazione dove erano gli operai sfruttati alla catena di montaggio? Desaparecidos, per lo più. Peggio. Con la globalizzazione nasce un’orrenda concorrenza tra operai. Vincono (si fa per dire) quelli che vivono nei paesi più poveri, cioè quelli i cui stipendi sono più miserevoli. Di più. Dove è finito il padrone contro cui lottare? Difficile dirlo perchè ormai si mimetizza benissimo dietro a multinazionali e a finaziarie internazionali. Contro chi scioperare? Contro un listino di borsa? Contro un operaio che prende meno di te all’altro capo del mondo? Contro un robot, come nel ‘700 al tempo del luddismo? Ovviamente non è possibile: ormai si è rotto il meccanismo che teneva in piedi i partiti di sinistra!

A destra? La destra estrema archiviata dalla seconda guerra mondiale (per foruna!). La destra moderata,  archiviata dalla finanza speculativa, arrembante  e ipervelocizzata dai logaritmi dei computer, a cui non si riesce più a mettere la briglia. I conservatori? Spariti anche loro come le classi sociali che rappresentavano.

Così si chiude l’esperienza delle ideologie teoriche e politiche e siamo nel 2000.

Lenin si chiedeva: “Che fare?” Ormai tocca a noi che viviamo questa nuova epoca chiederci che fare? Inventarci nuove ideologie? Non credo che sia possibile e nemmeno utile o auspicabile. Le ideologie in passato hanno dato il via a lotte fratricide anche molto cruente con spargimenti di sangue. Sarebbe bello che il futuro vedesse un’umanità meno cruenta. Penso che si debba accedere ad un livello superiore di civiltà. Ma con quali strumenti?

Ovviamente attraverso il Buonsenso. Uno strumento di cui tutti noi, esseri senzienti, siamo dotati. Si tratta di coltivarlo nella nostra mente, nel nostro cuore. Occorre prima, però, liberarsi di ogni orpello delle vecchie dieologie retrò. Occorre anche lavorare per il bene comune, cioè essere bio (nutrire la vita). Per far questo bisogna essere individui sociali ed ecologici. Si tratta di diminuire il più possibile i propri gretti interessi dell’immediato per guardare più in là agli interessi delle generazioni future. Sì, sarebbe bello che l’umanità riuscisse a fare questo salto di consapevolezza e di civiltà: un salto quantico

Libero arbitrio ?

Il tragico crollo del ponte Morandi a Genova mi ha indotto a riflettere sul tema del libero arbitrio. Parlare di destino è insoddisfacente, almeno per me. Perchè uno cade nel baratro e l’altro no? Perchè fra chi cade qualcuno è persino illeso e altri feriti e altri morti? Davanti a domande così difficili può ritenersi più soddisfacente credere a un Dio che tutto vede e a tutto provvede? Io penso di sì.

Essere razionali e atei può dare risposte concrete su cui si basano poi le sentenze: come era stato progettato il ponte? Con quali materiali era stato costruito? Perchè quello di Agrigento identico nel progetto è in disfacimento e chiuso da anni? Perchè quello di Genova non ha dato preavviso dell’imminente crollo? Ecc. Sembra facile pensare che tutto sia dipeso da scelte umane e che le scelte umane siano state dettate da ragionamenti cioè in fin dei conti dal libero arbitrio.

Ma nell’intimo di ciascuno rimarrà sempre la domanda: perchè a loro sì e ad altri no?

Davvero tutto dipende dal libero arbitrio? Credo di no.

Esiste davvero il libero arbitrio? Penso di sì, ma si riferisce a pochissime scelte individuali.

Ce ne sono due su cui troverò concordi molti: decidere se continuare a vivere o suicidarsi. Quando l’atto di togliersi la vita è volontario e portato a termine con successo è forse un atto di libero arbitrio. Però nel caso in cui invece ci si prova a togliersi la vita, ma poi interviene qualcosa che ci impedisce di morire, già il nostro potere di libero arbitrio ne viene inficiato. Chi o cosa ci ha impedito di morire? Forse la mano di Dio che ha voluto rimetterci in gioco?

Decidere se essere atei o credere in Dio. Sì perchè si può pensare che siamo dotati di intelligenza superiore e quindi tutto dipende da come ragioniamo e agiamo. E’ un pensiero che fa affidamento solo sulle capacità umane di libero arbitrio. Io penso però che non riesca a soddisfare tutti i casi della vita. Se evitiamo di essere boriosi e accettiamo un po’ di umiltà ci renderemo conto che il destino ha influito moltissimo sulle nostre scelte. Il film “Sliding doors” dimostra visivamente quelo che voglio intendere. Se siamo umili diamo un nome al destino e quel nome è Dio.

Ci sarebbe un altro caso di libero arbitrio, ma per contemplarlo bisogna credere nella metempsicosi (cioè nella reincarnazione). Chi vi crede sostiene che le azioni nelle vite precrecedenti determino la nascita nella vita attuale. Il Karma dell’induismo. L’uomo vivrebbe in una sorta di gioco dell’oca che si svolge in una spirale di più vite consecutive. Ma in un certo senso qui il libero arbitrio avrebbe più importanza: se scegli una certa strada potrai rivivere in un modo migliore che se ne scegli un’altra. Si potrebbe pensare addirittura ad una sorta di copione con sfide di varia difficoltà che ci verrebbe proposto prima di reincarnarsi. Sarebbe il nostro libero arbitrio a decidere se scegliere un copione più facile o più difficile. Il nostro libero arbitrio interverrebbe prima della nostra rinascita. E poi anche durante la vita? Se decidiamo di seguire il copione o se invece ce ne discostiamo in modo evidente dipenderebbe dal libero arbitrio? Chissà…?

Avere la coscienza pulita dipenderebbe da questa capacità di seguire la retta via scelta dal nostro libero arbitrio nel momento in cui Dio ci sottopone i copioni? Si spiegherebbe perchè si nasce in una famiglia piuttosto che in un’altra, perchè due gemelli omozigoti hanno comunque due destini diversi ecc.

Sono domande davvero difficili a cui è giusto che ciascuno dia le proprie risposte. In questo momento, comunque il cordoglio va alle vittime di Genova augurando loro di rinascere a miglior vita: che Dio veda e provveda…

 

Humus

Buongiorno a tutti,

avrete notato che è circa un anno che il blog batte la fiacca. E’ vero, ma l’anno trascorso era il cinquantesimo dalla morte del mio parente Don Lorenzo Milani e un po’ questa ricorrenza mi ha coinvolta e distratta altrove (mio libro, presentazioni ecc.). Ma non è sufficiente a spiegare i pochi articoli. In realtà si è trattato anche di un anno di grandi cambiamenti politici qui in Italia, difficile starvi dietro e anticiparli. Quando le novità sono troppe e/o troppo impreviste io ho bisogno di lasciare che il tempo le culli nel mio cervellino. Bisogna meditarle, pensarci su, farle sedimentare, un po’ come avviene quando si forma l’humus nel sottobosco.

L’humus è ricco di nutrienti e senza di esso non nasce nuova vita. A volte viene distrutto da un incendio (cioè da una grande novità imprevista), ma le ceneri vanno a formare il nuovo humus in cui germoglieranno nuovi alberi dai semi che sotto vi erano rimasti nascosti.

Questo blog non nasce con l’idea di seguire l’attualità a spron battuto. No, l’idea è quella di meditare e dare degli spunti di riflessione alternativi o migliorativi. Non si tratta di dare dei “like” a questo o a quello, ma di fornire gli srumenti del buonsenso a chi si sente sballottato dalle onde in mare aperto .

Il buonsenso è come una via che ci permette di non sentirci travolti dal nuovo, dal troppo nuovo. Col buonsenso ci possiamo riallineare ai fondamentali della vita, armonizzandoci con la natura. Ecco perchè questo sito si chiama così.

In questi anni in cui si assiste al crollo delle ideologie del ‘900 è proprio il caso di rispolverare il buonsenso, dote di cui siamo tutti provvisti, grazie al cielo. Per alcuni è più facile ed immediato, per altri si tratta di andare a rispolverarlo, facendolo riemergere. Quindi via le incrostazioni  vecchie e ideologiche, spazio alla via naturale: buonsensobio a tutti!

Come si fa? Semplice. Il buonsenso si trova usando fantasia e paradossi. Sembra assurdo, ma è proprio così.

Fantasia. Davanti ad un problema bisogna immaginarsi una soluzione applicata a livello generale. Un po’ come se si fosse gli imperatori del mondo e si dettasse legge a tutti. La fantasia ci aiuta a comprendere dove nascerebbero i problemi e perchè. La vita umana ne gioverebbe? (Intendo riprodursi, dare ai figli quanto serve perchè a loro volta riescano a riprodursi, cioè mezzi e cultura).

Paradosso. Applicare a livello generale è ovviamente un paradosso, ma serve a capire. Il buonsenso è una via mediana perchè come dice il proverbio: “la virtù sta nel mezzo”!

Non ci sarà mai una via che sta bene a tutti e a tutto, ma si potrà trovare così la via che produce meno danni alla natura e quindi alla riproduzione della vita umana.

Per trovare la via del buonsenso-bio non serve nè la fretta nè l’inseguimento dell’attualità, serve invece comprendere le tendenze generali di lungo termine.

E’ necessaria la sedimentazione, la meditatione, l’humus.

Un pomeriggio diverso

Vorrei darvi la possibilità di incontrarmi passando un pomeriggio diverso insieme: eccovi due date nei prossimi giorni in cui presenterò il mio ultimo libro: “Don Lorenzo Milani con la mente aperta e il cuore accogliente” ed. Imprimatur.

 giovedì 22 febbraio
alle ore 18 a Milano,
presso la biblioteca di via Sapri 50

Incontro con i lettori. Sarà presente anche il professor Angelo Lucio Rossi che ha scritto la seconda parte del libro in base alle sue esperienze vere e vive nella scuola.

mercoledì 28 febbraio
alle ore 16,30 a Gallarate (Va)
presso la libreria Biblos in piazza Libertà

L’incontro sarà nell’ambito della manifestazione “Filosofarti”, festival di filosofia e arte che si svolge nelle città di Gallarate e Busto Arsizio. www.filosofarti.it

In queste due occasioni sarebbe bello poter approfondire gli argomenti del libro con voi lettori in modo garbato e simpatico, quindi vi aspetto tutti…!

Non c’è due senza tre! Mio nuovo libro…

Domani, lunedì 22 maggio 2017, al Salone del libro di Torino, presenterò il mio ultimo libro: “Don Lorenzo Milani, con la mente aperta e il cuore accogliente” – edizioni Imprimatur. Siete tutti invitati a venire alle ore 18,00 presso la Sala Music’n Books!

Ci sarà un dibattito dal titolo: “Dalla parte degli studenti”. Parteciperanno insieme a me, il coautore del libro, prof. Angelo Lucio Rossi, inoltre l’autore del libro “Bullismo e cyberbullismo” ed. Imprimatur , Alessandro Meluzzi e infine Marco Baldassarri.

Ho scritto questo libro in circa due mesi, è stato un instant book, in occasione del cinquantesimo della morte di Don Lorenzo che cadrà il 26 giugno prossimo. L’editore mi ha convinto a raccontare come abbiamo vissuto la vicenda di Don Milani noi della sua famiglia allargata. Io avevo solo dieci anni quando Don Lorenzo è morto. Ho quindi preferito raccontare ai miei nipoti, nati dopo il 2000 e a tutti i loro coetanei le vicende di quegli anni e di come gli scritti di Don Milani hanno cambiato il nostro paese e, di riflesso, anche la mia vita. Il prof. Rossi ha concluso il libro con una panoramica su cosa sta cambiando oggi nella scuola italiana che si ispira all’esperienza della scuola di Barbiana.

Nel frattempo Papa Francesco ha fatto importanti dichiarazioni su Don Lorenzo Milani riconoscendogli la capacità di grande educatore. Una cosa che davvero mi ha commosso: dopo i tanti anni in cui Don Lorenzo ha sofferto per le incomprensioni della curia fiorentina…

In due mesi non si può scrivere molto, però mi sono data il compito di ricollocare la figura del cugino di mia mamma Lalla in un quadro storico e personale più veritiero di quanto non sia avvenuto negli anni passati. Don Lorenzo è stato tirato per la tonaca dalla sinistra in modo eccessivo e inappropriato, spero di essere riuscita nella mia opera di ricerca storica ed anche in quella di empatia dovuta alle comuni origini famigliari… Buona lettura!

Etichetta, etichettare

Il 26 giugno 2017 saranno passati 50 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani. “La centralità della parola” e “I care” (me ne importa) sono due frasi che ce lo rammenteranno sempre, quasi un suo marchio di fabbrica. Infatti lui nella sue scuole di San Donato e di Barbiana focalizzò come prioritario l’insegnamento dell’italiano ai suoi ragazzi. Ho intitolato questo articolo etichette, etichettare perché sono due parole che vorrei mettere a fuoco quest’oggi.

Etichetta, quanti significati ha? Tanti. Ad esempio si parla di etichetta quando ci si comporta secondo il galateo più severo: “badare all’etichetta”.

Ma occorre anche “badare all’etichetta” se si va al supermercato a fare la spesa. Solo che qui la frase assume un significato molto diverso: si tratta di leggere bene gli ingredienti scritti sull’etichetta del prodotto che si sta acquistando per essere sicuri di comprare un prodotto che va bene per noi.

E’ molto importante che le etichette siano scritte in modo chiaro, leggibile anche da chi ha poche diottrie e che siano esaurienti: vogliamo sapere da dove vengono i prodotti che stiamo per acquistare, tutti i prodotti. Non solo quelli alimentari.

Vogliamo sapere come sono composti e sarebbe bello anche che avessero vari bollini: uno che ci dicesse se sono prodotti rispettando l’ambiente; uno se sono biologici; un’altro se sono prodotti senza lavoro minorile o sfruttamento dei più deboli, col cottimo ad esempio…

Ecco vorremmo etichettare tutto in modo chiaro e informando bene i consumatori.

Etichettare in questo modo ci piacerebbe. Ma c’è un modo di etichettare che invece sarebbe bello smettesse di esistere.

Quale? Quello che di solito fa la gente verso le altre persone. Di solito ci informiamo superficialmente su di loro, magari usando i social. Ci formiamo così un’idea preconcetta.

Questo modo di etichettare tutte le persone è comodo e facile. Però è negativo perché preclude a ciascuno, anche a noi stessi, la possibilità di cambiare idea, di pensare oggi una cosa e poi ripensarci dopodomani e vederla diversamente.

Oggi su un social scriviamo una cosa. Questa ci si appiccica addosso come una etichetta che non sarà mai più possibile staccare: colla ultraresistente! Non riusciremo nemmeno ad attaccarci sopra una etichetta diversa e nuova per nascondere la vecchia, impossibile (sic!).

Quindi la sola soluzione è che si sia tutti un po’ meno pigri mentalmente: Ognuno ha diritto/dovere di cambiare idea: basta con i pre-giudizi. Smettiamola di essere superficiali nei rapporti con gli altri!

Essere o non essere – ridere o non ridere

Siamo bombardati da spam. Fra queste fa capolino spesso un commento salace o spiritoso all’attualità politica italiana o straniera. Il sorriso o la risata spesso ci scappa, però c’è un rovescio della medaglia. Il fatto che girino le battute spiritose sarebbe indice di interesse per i fatti del giorno. La satira nell’epoca moderna c’è sempre stata.

Ma i proverbio popolare dice saggiamente: il riso abbonda sulla bocca degli stolti…

Anche nell’epoca antica esistevano i giullari del re. Servivano a divertire il re e la sua corte: chi ride non pensa ad abbattere il re, non fa congiure….

L’ipotesi è che di troppe battute si avvantaggi il governo in carica (è un discorso generico non riferito al qui e adesso).

Il secondo proverbio che ci dà da riflettere è: il troppo stroppia.

Ricevendo tante battutine tutti i giorni finiamo per sorridere e tutto finisce lì. Non ci viene voglia di impegnarci nella società per migliorare le cose. Affrontiamo i problemi con superficialità e una scrollata di spalle.

Il terzo proverbio è: fare di tutte le erbe un fascio.

Finiamo infatti col pensare che tutti i politici siano uguali e che non si possa migliorare alcunché. Diventiamo fatalisti e sfiduciati e ciò è male, malissimo.

E’ davvero questo quello che vogliamo insegnare alle nuove generazioni?

Oppure pensiamo di poter risolvere i problemi con un semplice click o con un “mi piace” e fatto questo riteniamo di aver chiuso la questione.

Infine vorrei chiudere con una considerazione diversa: dice il Tao che i saggi spesso sorridono delle piccolezze umane perché sanno che la verità è più complessa. Ritenete che questo continuo sorridere ci porterà ad essere tutti dei saggi taoisti? Non mi farei illusioni…

Io mi contenterei di sapere che sorridere ci aiuta a divenire tutti elettori più partecipi e attenti a come e chi votiamo.

Inoltre bisogna stare molto attenti anche alle bufale che girano in rete. Basta niente per trasformare un buon candidato in una pessima persona: basta una calunnia in rete.

La democrazia è una cosa estremamente delicata, va coltivata con cura da tutti. I nostri antenati hanno fatto battaglie sanguinose per conquistarla, spero non sarà la nostra epoca di social ad affossarla.

Pc e smart phone in dose omeopatica

Scrivere poco. Scrivere solo quando si è sicuri di avere qualcosa da dire. Quando ho aperto il blog non volevo farmi travolgere dal mezzo. La mia vita di prima non ne doveva essere stravolta altrimenti mi sarei sentita alienata da me stessa. Essere connessi sempre è disumanizzante, si rischia di perdere la capacità di riflettere con se stessi e la capacità di guardare negli occhi le persone e comprenderle.

L’Iphone compie 10 anni, ormai i Pc sono su ogni scrivania, abbiamo il mondo a portata di mano, di occhi e di orecchie, ma l’umanità rischia di perdersi ed è un problema che è anche difficile da percepire per la maggior parte delle persone iperconnesse. Come puoi capire di aver bisogno di silenzio se non ne hai mai gustato i pregi? Come puoi sentire la mancanza di un contatto visivo con gli amici quando sei abituato a frequentarli quasi solo on line? E l’empatia? Dove può essere andata a finire se anche quando si è insieme non si staccano gli occhi dallo schermo del cellulare?

Sembra che per rapportarsi con gli altri sia suffciente digitare, guardare foto, oppure ascoltare, ma l’empatia è molto più intima e profonda e solo con i vecchi sistemi di frequentarsi può nascere e svilupparsi.

La mia generazione, almeno, anche se si è fatta travolgere ed è iperconnessa, conserva un lontano ricordo di come era vivere senza la rete. Ma le nuove generazioni, come potranno sapere che stanno perdendo la loro umanità se non l’hanno mai vissuta davvero?

Siamo arrivati al punto in cui gli adulti che si ricordano come eravamo più umani senza wifi, si devono porre il problema di non far perdere l’umanità ai giovani garantendo loro tempi e spazi lontani dagli smart phone, in cui possano essere persone vere e non prolungamenti della rete.

Sarebbe bello se nelle scuole si usasse l’orario pomeridiano, quello fuori dalle lezioni, per vivere. Uno spazio e un tempo in cui si vive senza essere connessi. Lì si farebbe esperienza di umanità, amicizia, empatia. Solo vivendo davvero alcune ore al giorno i giovani potranno scoprire che il mondo può essere interessante e vivido anche senza smart phone. E per farlo hanno bisogno di tempi e spazi dove ci si frequenta senza utilizzare la rete, luoghi e modi dove si visita il mondo e la natura senza schermi.

Sarebbe bello che si riuscisse tutti a usare la rete in dosi omeopatiche!

 

Ma quale élite ?

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Sorpresona! Ha vinto Trump. Ma come ? Tutti i sondaggi dicevano che avrebbe vinto la Clinton…

Tutti i sondaggisti hanno sbagliato, perchè?

Ora tutti se lo chiedono e molti cominciano a darsi delle risposte del tipo: c’è uno scollamento fra i giornali e i loro lettori, una distanza tra il pensiero delle élites radical chic che viene diffuso dai mass media e il popolo che va a votare. E allora che si fa?

Bisogna capire e per capire bisogna entrare nella pelle degli elettori bianchi americani, cioè della maggioranza della popolazione.

Ma come si fa? Dopo decenni in cui la classe al potere si è prodigata per tutelare ogni tipo di minoranza, di colore, sessuale ecc. ora ha perso la capacità di comprendere la maggioranza.

Maggioranza che, con la globalizzazione, ha visto diminuire la propria possibilità di lavorare conoscendo la disoccupazione e ha visto diminuire le proprie entrate.

Generazioni che hanno visto sciogliersi come neve al sole il “sogno americano” per cui tu farai fortuna, ma i tuoi figli ne faranno più di te. E loro, che non hanno neppure un “Grillo parlante” che teorizza la “decrescita felice” che fanno? Abbandonano il pensiero buonista del “politically correct” e votano colui che promette di tornare a sognare.

Dove è lo scandalo? Anche in natura il capobranco porta il suo branco a cacciare o pascolare dove spera ci sia più ricchezza di cibo. E’ buonsenso bio: legge della sopravvivenza.

Allora la vera domanda era un’altra: l’élite è ancora tale?

Come era possibie che i radical chic, davanti all’impoverimento della classe media che va avanti da anni, pensassero che la loro dittatura del pensiero unico buonista avesse ancora presa su famglie che non riescono ad arrivare a fine mese?

La risposta è che questa non è più un’élite.

Infatti l’élite dovrebbe essere classe dirigente, cioè classe che vede avanti cioè prima del branco e sa capire che aria sta per tirare e dirige le masse nella direzione del cambiamento.

Nel momento in cui questo non avviene più, cioè quando il branco comincia a soffrire la fame è giusto che il capobranco ormai bolso venga sostituito da un nuovo capo, più  capace di dirigersi verso pascoli più ricchi e zone meno pericolose. Il branco seguirà il nuovo leader. Lo seguirà fintanto che troverà modo di farlo prosperare.

In politichese attuale: fuori la vecchia classe dei benpensanti e avanti il nuovo, anche se non è politically correct, purchè sia un nuovo che fa intravedere pascoli più ricchi per tutti. Ecco perchè ha vinto Trump.

Perchè i sondaggi non hanno intercettato il cambiamento?

Perchè la gente aveva paura di esprimersi in pubblico per via della dittatura del politically correct buonista e benpensante. Ma nel segreto dell’urna…

P.S.: Ho dedicato la mia tesi di laurea ai movimenti rivoluzionari e la mia tesina alle dinamiche delle élites. Ho approfondito il tutto sul piano pratico quando ho partecipato alla nascita della Lega a Milano e alla sua presa del potere nel giro di pochi anni con la vittoria del sindaco Formentini. Ho spiegato come si potessero definire, già allora, il leghismo come un movimento rivoluzionario e la sua classe dirigente come una nuova élite in pectore. Ho scritto di tutto ciò, rivisitando tesi e tesina, nel 1997, nel mio libro: “A proposito della Lega Nord e dell’ideale federalista – filosofia politica per le società occidentali del 2000” Editoriale Viscontea. Queste dinamiche le conosco benissimo da anni!

Robot umanoidi per la generazione degli anni ’50?

Sul numero di Grazia del 5 ottobre 2016 mi ha colpito l’articolo a pag. 133, dove viene descritta “Nadine” un robot umanoide che è già in avanzata fase di realizzazione. La scenziata che l’ha creata, Nadia Magnenat Thalmann prevede l’utilizzo di questi robot umanoidi in un prossimo futuro. Potranno fare lavori di receptionist, ma anche di assistenza agli anziani e ai disabili. L’inconveniente più appariscente è quello che questi umanoidi “non potranno amare”. Cioè non proveranno sentimenti. Saranno programmati però per aiutare le persone.

Credo che questo progresso della scienza si rivolgerà soprattutto alle generazioni nate negli anni ’50 del ‘900. Infatti i robot saranno pronti alla produzione di massa, che ne abbatterà i costi, proprio nei prossimi anni cioè nel momento in cui invecchierà la generazione postbellica quella nata negli anni del boom demografico ed economico.

Già mi vedo vecchietta a comprare automobili che non hanno bisogno di guidatore perchè completamente elettroniche e ad essere assistita in casa da “Nadine”. Ci saranno sicuramente svantaggi occupazionali, verrà meno la figura dei badanti, ma queste persone che ora sono assai utili in Italia fra qualche anno non vorranno più esercitare questo genere di lavoro faticoso, ambiranno a posti più qualificati. Quando il lavoro di assistenza sarà meno ambito dagli immigrati di seconda generazione ecco che si affacceranno sul mercato i robottini che cercheranno di soddisfare tutte le esigenze: si perderanno posti di lavoro meno qualificati, ma se ne guadagneranno altri nel settore della robotica.

Ai parenti resterà il ruolo di dare amore e sono convinta che sia molto più facile essere premurosi ed affettuosi quando si è sollevati dal lavoro gravoso di pulizia e accudimento materiale. Sarebbe bello se tutto fosse così lineare: in realtà gli scossoni nella nostra società saranno innumerevoli e faremo tutti fatica ad adattarci alle novità.

Sarebbe bello altresì che riuscissimo a porre un limite all’uso dei robot. Infatti è auspicabile che a nessuno venga in mente di poter sostituire il ruolo genitoriale con degli umanoidi. I neonati ed i bambini avranno sempre bisogno di cure, assistenza ed educazione dati dai genitori e dalla famiglia allargata ai nonni, zii e cugini. Questi ruoli non sono mero accudimento meccanico: hanno invece bisogno di amore, tanto amore generato dall’interscambio giornaliero tra persone vere.

I robottini non potranno mai essere affettuosi e amorevoli le famiglie sì.