Umanità a chilometro 0?

Oggi, dopo i due disastri aerei dei Boeing 737 max, cominciano a essere divulgati i dati dei voli nel mondo. Pare che la Boeing abbia messo in produzione la nuova serie di velivoli 737 max perché  la maggior parte delle compagnie di volo devono far fronte ad un generale rinnovo del proprio parco velivoli ormai invecchiato. Questa nuova serie di modelli rappresenta il 60% della produzione dell’azienda e ne sono stati ordinati già 5000. La tragedia ha portato ad interdire i voli di questo tipo in Europa, in Usa, in Russia e in molti altri paesi. Il danno economico per la Boeing è  altissimo e anche per alcune compagnie aeree, come ad esempio la Rayanair che possiede velivoli solo di quel tipo e ora li vede costretti a terra in attesa che il problema al software venga risolto dalla casa produttrice.

Due sono le notizie che mi hanno colpito e che desidero evidenziare qui sul blog.

  • Boeing e Airbus sono le due case produttrici di velivoli maggiori, infatti insieme coprono il 90% della produzione mondiale: ebbene pare che prevedano un raddoppio della domanda di velivoli per i prossimi anni, dovuta all’intensificazione degli scambi commerciali e del turismo.
  • Oggi avviene nel mondo un decollo ogni 30 secondi.

Da ciò ne consegue che a breve dovremmo avere un decollo ogni 15 secondi!

Ma la terra, o meglio la nostra atmosfera, è e sarà in grado di sopportare tutto questo traffico di aerei con i loro relativi scarichi nell’aria senza venirne compromessa?

Se gli scarichi delle auto e dei camion sono inquinanti e determinano parte del problema del surriscaldamento del pianeta, non lo sono almeno altrettanto, se non di più, quelli dei velivoli? (Anche se nel settore la produzione di aerei sta andando verso modelli meno inquinanti …)

Non dovremmo arrivare a porci il problema? Non dovremmo agire tutti con più moderazione nell’uso dei mezzi trasporto, compresi i voli?

E pensare che internet con le videochiamate e le conference-call ha già dato un grande contributo a limitare degli spostamenti per lavoro … Però penso che non sia sufficiente.

Sarebbe bello se fossimo tutti più attenti ad un’economia e ad un turismo che prevedano una riduzione dell’uso dei mezzi di trasporto. Un’economia il più possibile a chilometro 0!

Cioè un’economia e un turismo che usassero maggiormente le ferrovie e le navi. Possibilmente sarebbe bello che le navi fossero riconvertite ad un uso anche della forza del vento oltre che dei motori (*).

Ma a monte di tutte queste questioni si tratta di ripensare anche all’andamento demografico mondiale. La terra può supportare miliardi di uomini, anche più di oggi, solo se sono rispettosi dell’ambiente, cioè se sono sobri nel loro stile di vita. Se invece si prevede un aumento generale dei consumi e degli spostamenti allora … Addio!

 (*) vedi articolo “Via col Vento” pubblicato sul blog il 20.2.2017 )

Circolare… circolare!

Perchè sotto Natale ci vogliono buone notizie per prima cosa vi segnalo questo articolo:

https://www.repubblica.it/ambiente/2018/12/14/news/dalle_ragazze_anti-plastica_il_contenitore_che_sparisce-214209746/.

Purtroppo la nostra realtà è ancora amara.

Dopo l’ennesimo rogo di plastica, questa volta in piena città di Roma, mi tocca tornare sul tema dello smaltimento circolare. La plastica si può smaltire in modo circolare in tre modi. Il primo quello del riutilizzo. Usare più e più volte un contenitore invece di gettarlo via. Mi ricordo che quando avevo circa 5 anni in televisione c’era una pubblicità con Gino Bramieri che cantava tenendo un secchio in mano: “e mo…? e mo…? E’ Moplen!” Il tutto per far conoscere agli italiani la robustezza del nuovo materiale di plastica inventato da poco, il Moplen. I secchi di Moplen erano indistruttibili. Ebbene in casa mia ci sono ancora vivi e vegeti cioè utilizzabili due secchi di Moplen comprati allora! Sono stati utilizzati e riutilizzati innumerevoli volte. Perchè quella plastica è indistruttibile. Perfino la legge in Italia non prevede che i secchi vadano smaltiti nella raccolta differenziata; i vecchi secchi e i vecchi giochi andrebbero buttati nell’indifferenziata. Pessima economia circolare.

Il secondo modo consiste nel riciclarla riducendola a palline di plastica che poi possono essere riutilizzate dalle industrie: da qui ad esempio il filo per il pile e gli oggetti di plastica riciclati. E’ economia circolare? Sì, ma il processo riesce solo per un quantitativo piuttosto ridotto assolutamente insufficiente per risolvere il problema dell’inquinamento del nostro pianeta.

Il terzo modo è quello di termovalorizzare la plastica. Bruciando la plastica usa e getta in un impianto moderno ed adeguato si ottiene che questo prodotto (che altro non è che un sottoprodotto del petrolio, cioè un idrocarburo,) generi energia. Anche questo processo che ottiene energia dalla plastica è giusto considerarlo un’economia circolare! Lo sanno bene gli abitanti di Brescia che hanno il teleriscaldamento generato dal termovalorizzatore dei rifiuti A2A.

E’ sbagliato invece definire impianto per i rifiuti quello dell’Ama che è bruciato. L’unica lavorazione dei rifiuti che effettuava era quella di triturarli e mescolarli. Perchè? Perchè in questo modo i rifiuti di Roma cambiavano classificazione da rifiuti urbani divenivano rifiuti speciali. I rifiuti urbani divenuti speciali potevano così essere estradati lontano dalla provincia di Roma, là dove qualcuno li ritirava, a carissimo prezzo, e magari riusciva anche a ricavarne energia (ad esempio nei termovalorizzatori esteri).

Quello di  buttare in discarica è invece il modo di smaltire la plastica che piace di più ai “verdi” (grillini o meno) nostrani. Altro che economia circolare, un vero disastro ecologico che vorrebbero lasciare alle gennerazioni future! Sic!

Speriamo che le generazioni future termovalorizzino tutta la vecchia plastica indistruttibile gettata ovunque a inquinare la nostra bella Terra e che riescano a sostituirla sempre più con prodotti nuovi ed ecologici come quello inventato in Svezia. E’ un augurio natalizio di buona economia circolare per tutti!

CIRCOLARE… CIRCOLARE! AUGURI… AUGURI!

La luna artificiale non è bio

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Dopo anni di studi e ricerche ci siamo: la città cinese di Cengdu sta compiendo i primi passi ufficiali e concreti per avere una luna artificiale! Si tratta di dotarsi di un satellite che, rispecchiando la luce solare, produce un’illuminazione cittadina (maggiore di quella della luna piena di ben otto volte!)  che dovrebbe permettere di spegnere i lampioni. Se il progetto troverà i finanziamenti sarà realizzato nel 2020. Dovrebbe essere possibile regolare l’accensione da terra e nelle mire dei promotori oltre al risparmio energetico c’è anche quello del richiamo turistico dato che portà essere visto da terra in un raggio tra i 10 e gli 80 chilometri. Insomma dietro all’idea vi è come sempre soprattutto una motivazione economica. Denaro, cosa non si fa per te?

Per il vil denaro è davvero possibile che l’ecologia di un vasto territorio possa essere disturbata  senza che nessuno possa sollevare problemi, riflessioni, discussioni?

La luna, quella vera, per la vita di questo nostro pianeta, rappresenta una calendario celeste. Ovviamente il riposo notturno di tutti gli esseri viene influenzato dalla luna. Ma moltissime altre cose subiscono gli effetti delle fasi lunari  dalle maree, al ciclo mestruale delle donne e molto, molto altro. Molto altro di cui forse non siamo nemmeno a conoscenza perchè la nostra scienza non ha ancora indagato tutto. Infatti la vita che si è evoluta sulla terra non ha mai fatto a meno dell’influenza lunare. Tutto ciò che vive, che è bio, si è adattato alla presenza della luna e ne ha tratto giovamento. Riesco ad immaginare che solo alcuni esseri che si sono adattati a vivere nelle grotte o negli abissi marini, là dove non arriva nemmeno la luce solare, possono vivere senza la luna e le sue fasi.

Un sovvertimento ecologico di così grande portata dovrebbe essere ponderato molto di più. Oppure si pensa di attuarlo per verificare in un enorme esperimento scientifico che effetti si produrranno sugli esseri viventi, umani compresi? A Chengdu tutto e tutti saranno trasformati in cavie inconsapevoli?

In Cina bastano pochi politici locali e pochi scienziati per mettere in discussione il ritmo circadiano di miliardi di esseri viventi? Laggiù l’umanità è divenuta ormai così poco umile da ritenere di potersi svincolare dal proprio ecosistema così  grandemente solo col lancio di un satellite?

Pensiamo, per assurdo, se dal 2020 dovesse innescarsi una corsa mondiale al satellite “luna artificiale”, cosa accadrebbe ? Forse sarebbe l’inizio di un disastro ecologico planetario: sic!

A questo punto dell’evoluzione della nostra specie si sente l’esigenza di un rinsavimento collettivo. Come minimo almeno di una riflessione condivisa.

Sarebbe bello che vi fosse un ambito internazionale, riconosciuto da tutti i popoli, in cui discutere democraticamente se certe iniziative scientifiche possano/debbano essere ricercate e realizzate effettivamente. Forse dare vita ad una specie di Onu degli scienziati sarebbe utile per supportare i politici di tutto il mondo.

Certo l’Onu politica non ha mai brillato per efficienza e si sta dimostrando un’utopia mal concepita. L’umanità però è arrivata ad un punto tale che necessita di maggiore consapevolezza e riflessione collettiva.

Ideologie retrò

La crisi dei vecchi partiti europei che derivano ancora dalle ideologie del 1800 è sotto gli occhi di ciascuno di noi. Vorrei riflettere brevemente sulle cause di questa debàcle epocale.

Intanto cominciamo ad esaminare gli inizi storici. In Europa l’800 vide l’affermarsi della rivoluzione industriale. Fu un processo grandioso e al contempo doloroso. Milioni di contadini si convertirono in operai cittadini. Le condizioni di lavoro inizialmente erano abbruttenti e anche le condizioni abitative erano indecorose. Fu in quel contesto che nacquero le ideologie. Il marxismo altro non fu che un’idea di economia politica che tentava di ristabilire un nuovo equilibrio sociale: migliori condizioni di vita per i lavoratori salariati. Dalla teoria si passò poi all’ideologia quando alcuni partiti misero quelle idee a fondamento del proprio programma politico.

Nel ‘900 arrivò Lenin in Russia e nacque il Comunismo, ovvero l’ideologia dei lavoratori al comando di tutto: un Paradiso in terra.

Bastò il libro di Orwell “La fattoria degli animali” a rivelare che il re era nudo? No, purtroppo no. Ormai il meccanismo ideologico era innestato e anzi prese piede sempre di più: del resto le condizioni degli operi erano ancora difficili, occorreva ancora lottare per migliorarle. Questo per quanto riguarda la sinistra.

Guardiamo a destra. Inizialmente era formata dai Conservatori. Cioè da quella classe sociale borghese che non voleva sovvertire  niente nella società visto che da essa traeva un  buon, se non ottimo, livello di benessere.

La Rivoluzione comunista in Russia, la decapitazione della famiglia dello zar Romanoff, terrorizzò tutti i conservatori d’Europa. Fu in quel momento che prese avvio una vera e propria ideologia di destra. Si organizzarono partiti anticomunisti: nacque il fascismo in Italia, prima, il nazismo in Germania, dopo.

Quell’anticomunismo becero e barbaro fu sconfitto grazie alla seconda guerra mondiale. Dopo Yalta nell’Europa occidentale i partiti di destra divennero più moderati. Comunque nel 1900 tutta la politica fu giocata da partiti politici che in un modo o nell’altro si rapportavano alle ideologie di sinistra e di destra. (Sto semplificando moltissimo, me ne rendo conto. Però su un blog non si può approfondire di più.)

Ma alla  fine del secolo, e arriviamo a noi, la situazione cominciava a logorarsi perchè i presupposti nella società stavano cambiando notevolmente. Mi riferisco all’avvento della globalizzazione e della robotizzazione. In questo nuovo contesto le ideologie divennero retrò: nude e vecchie perchè non avevano più gli strumenti per rispondere alle nuove esigenze.

Lenin aveva progettato un’internazionale socialista: operai di tutto il mondo unitevi? Ma con la robotizzazione dove erano gli operai sfruttati alla catena di montaggio? Desaparecidos, per lo più. Peggio. Con la globalizzazione nasce un’orrenda concorrenza tra operai. Vincono (si fa per dire) quelli che vivono nei paesi più poveri, cioè quelli i cui stipendi sono più miserevoli. Di più. Dove è finito il padrone contro cui lottare? Difficile dirlo perchè ormai si mimetizza benissimo dietro a multinazionali e a finaziarie internazionali. Contro chi scioperare? Contro un listino di borsa? Contro un operaio che prende meno di te all’altro capo del mondo? Contro un robot, come nel ‘700 al tempo del luddismo? Ovviamente non è possibile: ormai si è rotto il meccanismo che teneva in piedi i partiti di sinistra!

A destra? La destra estrema archiviata dalla seconda guerra mondiale (per foruna!). La destra moderata,  archiviata dalla finanza speculativa, arrembante  e ipervelocizzata dai logaritmi dei computer, a cui non si riesce più a mettere la briglia. I conservatori? Spariti anche loro come le classi sociali che rappresentavano.

Così si chiude l’esperienza delle ideologie teoriche e politiche e siamo nel 2000.

Lenin si chiedeva: “Che fare?” Ormai tocca a noi che viviamo questa nuova epoca chiederci che fare? Inventarci nuove ideologie? Non credo che sia possibile e nemmeno utile o auspicabile. Le ideologie in passato hanno dato il via a lotte fratricide anche molto cruente con spargimenti di sangue. Sarebbe bello che il futuro vedesse un’umanità meno cruenta. Penso che si debba accedere ad un livello superiore di civiltà. Ma con quali strumenti?

Ovviamente attraverso il Buonsenso. Uno strumento di cui tutti noi, esseri senzienti, siamo dotati. Si tratta di coltivarlo nella nostra mente, nel nostro cuore. Occorre prima, però, liberarsi di ogni orpello delle vecchie dieologie retrò. Occorre anche lavorare per il bene comune, cioè essere bio (nutrire la vita). Per far questo bisogna essere individui sociali ed ecologici. Si tratta di diminuire il più possibile i propri gretti interessi dell’immediato per guardare più in là agli interessi delle generazioni future. Sì, sarebbe bello che l’umanità riuscisse a fare questo salto di consapevolezza e di civiltà: un salto quantico

Museo stupefacente a Fabriano

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A tutti consiglio vivamente di visitare il museo di Fabriano dedicato agli antichi mestieri in bicicletta.

In partcolar modo ai bambini e ai genitori più amanti della natura.

Scoprirete come questo mezzo ecologico poteva essere adattato ad un’enorme quantità di usi diversi dagli artigiani che all’inizio del ‘900 si spostavano nelle campagne.

Ecologia ante litteram che in quache modo sarebbe bello poter rispolverare e rendere attuale…

Buona visita a tutti, grandi e piccini!

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Bravi a Fabriano, da premiare

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In gita a Fabriano subito balza all’occhio l’estrema pulizia della cittadina.

Uno sguardo più attento può notare anche la bravura nella raccolta dei rifiuti: in città ci sono cassonetti super differenziati accanto ad una bilancia per pesarli che si attiva tramite tesserino personale. In questo modo ognuno pagherà la tassa sulla raccolta dei rifiuti in modo equo e preciso.

Veramente bravi!

Sarebbe bello se questo metodo fosse applicato in tutti i comuni italiani.

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Diploma di cittadino completo

Oggi il Servizio Civile è una realtà presente nel nostro Paese. Sarebbe bello se in futuro divenisse il coronamento di un percorso educativo di ogni fanciullo/a che vive e cresce in Italia. Si tratterebbe di credere veramente nella possibilità e nella necessità di educare e formare alla cittadinanza.

Stamani parlando con Alberto Osti, un amico che a Roma si occupa anche di educare i ragazzi che fanno il Servizio Civile, ho scoperto che la legge prevede un percorso di 8 ore educative con sei materie obbligatorie e due personalizzate. Di queste 8 ore una deve essere dedicata alla storia del servizio civile. Lui nella sua attività inizia proprio da quello che fu l’esperienza di Don Lorenzo Milani nella vicenda della lettera ai cappellani militari a favore dell’obiezione di coscienza. Quindi, con piacere, ho appreso, che Don Lorenzo non ha smesso di essere un esempio anche ai nostri giorni!

Ma 8 ore sono pochissime, inoltre il Servizio civile ha risorse limitate e i ragazzi che lo possono fare sono troppo pochi!

In Italia è sotto gli occhi di tutti la carenza di educazione civica dei nostri cittadini. Bullismo, incapacità di rispettare monumenti e ambiente, carenza di buone maniere sono sempre più evidenti.

Ha ragione Matteo Salvini: occorre imboccare una strada diversa e migliore: formare le persone ad essere buoni cittadini attraverso il Servizio civile obbligatorio.

Salvini propone 6 mesi per ogni giovane. Io invece penso che sarebbe bello introdurre un percorso scolastico ed extrascolastico molto più ampio e completo che si dovrebbe concludere con un “diploma di Cittadino”.

Esperienze civiche concrete e formative che si farebbero nelle scuole e non solo. Un bambino di tre anni che frequenta la scuola materna è già in grado di comprendere concetti semplici come il ciclo delle stagioni. Uno di quattro anni può capire come rispettare l’ambiente,  andando in gita senza lasciare rifiuti in giro. A cinque anni si può imparare il rispetto del lavoro dei contadini seminando fagioli in classe. A sei si può imparare ad attraversare la strada da soli e a conoscere i segnali stradali ecc.

Anche in estate si potrebbero coinvolgere associazioni, animatori e centri sportivi che insegnino i vari aspetti della convivenza civile con campeggi, giochi ecc.

Alla fine di ogni tappa si potrebbe prevedere il conseguimento di un attestato. Un po’ come avviene all’interno degli scouts che premiano con i brevetti chi dimostra di aver acquisito uno certa capacità o una certa competenza. (Vi ricordate le medaglie distribuite alle Giovani Marmotte dal Gran Mogol…?).

Queste esperienze diverrebbero sempre più impegnative man mano che si cresce. Ad esempio alle scuole medie recitare in scenette che insegnino il rispetto degli altri sarebbe una bella esperienza per prevenire il bullismo.

Chiunque svolge un ruolo educativo, dai genitori, agli insegnanti ecc. potrebbe proporre percorsi didattici divertenti.

La scuola superiore dovrebbe prevedere la conoscenza delle leggi fondamentali, a cominciare dalla Costituzione oltre alla capacità di accedere consapevolmente alle informazioni sia cartacee che in internet, imparare ad usare i social e non esserne travolti ecc.

Alla fine il percorso si dovrebbe coronare con un anno di Servizio Civile che dovrebbe prevedere, a differenza di oggi, anche che i ragazzi e le ragazze vivessero un anno lontano da casa in modo da formarsi anche nel carattere e nell’autonomia.

Tutto questo abbisogna di politici fortemente motivati ad organizzare il tutto e di risorse adeguate magari anche riallestendo le vecchie caserme adattandole alle nuove necessità.

Il dilpoma da Cittadino potrebbe persino essere meglio di un diploma di maturità…

Sì, sarebbe bello che l’idea di Salvini prendesse forma e concretezza: se proprio non si può fare il massimo, almeno cominciamo dai 6 mesi per tutti.

Le vere novità

Basta andare in Svizzera per vedere strade, ponti e gallerie manutenuti davvero bene. Laggiù l’efficienza dovuta al federalismo fiscale e alle competenze ben distribuite sono sotto gli occhi di chiunque. Quello che non si vede, ma che qui voglio ricordare sono due aspetti cruciali: in primo luogo i Tir in Svizzera non possono viaggiare se il peso che trasportano è superiore alle 15 tonnellate; in secondo luogo gli svizzeri dirottano la gran parte del trasporto merci sulle rotaie o, a Basilea, sul trasporto sul fiume Reno.

In Italia è richiesto ai Tir di non superare le 30 tonnellate cioè esattamente il doppio del peso! Un raddoppio del peso e una concentrazione del traffico su gomma talmente superiore che c’è da domandarsi se basterebbe essere bravi a manutenere per risolvere i nostri problemi viari.

Penso che al di là delle manutenzioni si ponga sempre di più la questione d’imparare dagli svizzeri anche perchè la loro orografia non è diversa dalla nostrana. Qui, come lì, non si tratta di fare belle strade in pianura, ma di affrontare monti e valli. Meno peso dei Tir e meno Tir significano più longevità delle strade e meno inquinamento!

La riflessione successiva riguarda il chi e il come. Nel momento in cui un nuovo governo emanasse una nuova legge sul peso dei camion chi dovrebbe farla rispettare e come? Quello che rimane delle Provincie dovrebbe essere demandato a seguire tutto: sia la manutenzione stradale sia l’applicazione della legge sui trasporti. Bilance per pesare i camion vicino alle vie di comunicazione da far utilizzare alla polizia stradale quando ferma i camion.

La lezione delle ultime elezioni è che i cittadini hanno rinnovato di molto il Parlamento. Il nuovo governo vuole essere davvero nuovo? Allora ha tre questioni realmente innovative da affrontare al di là dei programmi.

  1. Controllare effettivamente l’applicazione della legge.
  2. Superare le pastoie burocratiche evitando di legiferare con l’ennessima postilla finale che demanda ai famigerati “regolamenti attuativi”.
  3. Controllare il come si sia arrivati a dare le concessioni.

Sì perchè in Italia si fanno belle leggi, ma poi l’applicazione delle stesse è demandata a regolamenti attuativi che vengono delegati alle burocrazie romane, mai elette da nessuno. Se queste non sono d’accordo sul contenuto della legge ritardano all’infinito il regolamento attuativo e quindi l’applicazione delle nuove norme. Oppure, più spesso, infarciscono il regolamento attuativo di mille pastoie burocratiche da rendere l’applicazione della legge difficile. Come si dice: “fatta la legge: trovato l’inganno…”.

Infine siamo davvero sicuri che la via da seguire sia quella di togliere la concessione ad Atlantia? Significa entrare in un gineprario di cavilli e di risarcimenti.

Non sarebbe meglio invece andare a vedere se il bando che ha visto i Benetton vittoriosi è stato fatto secondo tutti i crismi delle leggi italiane e internazionali? Se si potesse trovare delle inadempienze si potrebbe scardinare la concessione dalla base. Si eviterebbero i rischi di dover strapagare i vecchi concessionari.

Questo modo di agire significherebbe, secondo me, portare delle vere novità nel nuovo modo di governare e sarebbe davvero bello…

Libero arbitrio ?

Il tragico crollo del ponte Morandi a Genova mi ha indotto a riflettere sul tema del libero arbitrio. Parlare di destino è insoddisfacente, almeno per me. Perchè uno cade nel baratro e l’altro no? Perchè fra chi cade qualcuno è persino illeso e altri feriti e altri morti? Davanti a domande così difficili può ritenersi più soddisfacente credere a un Dio che tutto vede e a tutto provvede? Io penso di sì.

Essere razionali e atei può dare risposte concrete su cui si basano poi le sentenze: come era stato progettato il ponte? Con quali materiali era stato costruito? Perchè quello di Agrigento identico nel progetto è in disfacimento e chiuso da anni? Perchè quello di Genova non ha dato preavviso dell’imminente crollo? Ecc. Sembra facile pensare che tutto sia dipeso da scelte umane e che le scelte umane siano state dettate da ragionamenti cioè in fin dei conti dal libero arbitrio.

Ma nell’intimo di ciascuno rimarrà sempre la domanda: perchè a loro sì e ad altri no?

Davvero tutto dipende dal libero arbitrio? Credo di no.

Esiste davvero il libero arbitrio? Penso di sì, ma si riferisce a pochissime scelte individuali.

Ce ne sono due su cui troverò concordi molti: decidere se continuare a vivere o suicidarsi. Quando l’atto di togliersi la vita è volontario e portato a termine con successo è forse un atto di libero arbitrio. Però nel caso in cui invece ci si prova a togliersi la vita, ma poi interviene qualcosa che ci impedisce di morire, già il nostro potere di libero arbitrio ne viene inficiato. Chi o cosa ci ha impedito di morire? Forse la mano di Dio che ha voluto rimetterci in gioco?

Decidere se essere atei o credere in Dio. Sì perchè si può pensare che siamo dotati di intelligenza superiore e quindi tutto dipende da come ragioniamo e agiamo. E’ un pensiero che fa affidamento solo sulle capacità umane di libero arbitrio. Io penso però che non riesca a soddisfare tutti i casi della vita. Se evitiamo di essere boriosi e accettiamo un po’ di umiltà ci renderemo conto che il destino ha influito moltissimo sulle nostre scelte. Il film “Sliding doors” dimostra visivamente quelo che voglio intendere. Se siamo umili diamo un nome al destino e quel nome è Dio.

Ci sarebbe un altro caso di libero arbitrio, ma per contemplarlo bisogna credere nella metempsicosi (cioè nella reincarnazione). Chi vi crede sostiene che le azioni nelle vite precrecedenti determino la nascita nella vita attuale. Il Karma dell’induismo. L’uomo vivrebbe in una sorta di gioco dell’oca che si svolge in una spirale di più vite consecutive. Ma in un certo senso qui il libero arbitrio avrebbe più importanza: se scegli una certa strada potrai rivivere in un modo migliore che se ne scegli un’altra. Si potrebbe pensare addirittura ad una sorta di copione con sfide di varia difficoltà che ci verrebbe proposto prima di reincarnarsi. Sarebbe il nostro libero arbitrio a decidere se scegliere un copione più facile o più difficile. Il nostro libero arbitrio interverrebbe prima della nostra rinascita. E poi anche durante la vita? Se decidiamo di seguire il copione o se invece ce ne discostiamo in modo evidente dipenderebbe dal libero arbitrio? Chissà…?

Avere la coscienza pulita dipenderebbe da questa capacità di seguire la retta via scelta dal nostro libero arbitrio nel momento in cui Dio ci sottopone i copioni? Si spiegherebbe perchè si nasce in una famiglia piuttosto che in un’altra, perchè due gemelli omozigoti hanno comunque due destini diversi ecc.

Sono domande davvero difficili a cui è giusto che ciascuno dia le proprie risposte. In questo momento, comunque il cordoglio va alle vittime di Genova augurando loro di rinascere a miglior vita: che Dio veda e provveda…

 

Carta dove sei?

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Fare la spesa ormai è uno strazio. Nessuno o quasi ti avvolge i prodotti nella carta. Nemmeno al mercato quando compri frutta e verdura!

Quei bei sacchetti di carta beige/marrone che fine hanno fatto? La plastica biodegradabile o normale ci sommerge. Aiuto!

Tutto confezionato in plastica, cellofane e pacchetti vari, persino comprare le uova nell’imballo di cartone sta diventando difficile.

Ah se si potesse ritornare alla carta riciclata, come sarebbe bello…

Alla coop del centro Grancia a Lugano c’è questo bel congegno che serve ad incentivare il riuso delle confezioni in plastica. Sarebbe bello  fosse una cosa diffusa ovunque, che entra nella normalità.

Più carta e meno plastica, sarà così difficile da ottenere?