Aiuto! Abbiamo e avremo sempre più un problema!
Macro problema perché è già enormemente diffuso e si sta diffondendo in modo esponenziale.
Micro perché si tratta delle micro-plastiche.
La plastica che non è biodegradabile, lo sanno tutti ormai.
Nel mondo la plastica subisce di solito tre destini: il peggiore è quando finisce dispersa nell’ambiente; quello un po’ meno peggio è quando finisce nella raccolta differenziata. Infine può finire come carburante (è pur sempre un derivato del petrolio) nei forni ad alta temperatura. Forni che possono produrre teleriscaldamento, oppure possono far parte di un impianto cementizio, oppure possono semplicemente essere inceneritori di rifiuti indifferenziati.
In Italia questa opzione di bruciare la plastica non è amata e si cerca di non usarla per via del fatto che la combustione produce diossina e altri fumi tossici. All’estero è molto più diffusa però hanno usato la tecnologia per risolvere il problema dei fumi: hanno aumentato la temperatura dei forni, hanno allungato i camini e li hanno dotati di abbattitori di fumi tecnicamente migliori rendendoli cioè in grado di captare più sostanze dannose, in alcuni casi hanno anche deciso di convogliare i fumi tossici sotto terra come gas.
Comunque nel mondo il problema delle micro-plastiche è sempre più enorme perché incontrollabile e irrisolvibile. Per risolverlo occorrerebbe un’invenzione geniale: la calamita da plastica (ma mi sembra veramente fantascienza).
Qualsiasi plastica (eccetto quella che finisce in un inceneritore a norma) tende con gli anni non a bio-degradarsi cioè a sciogliersi nell’ambiente rientrando nel ciclo biologico in modo naturale, ma a spezzarsi e a ridursi in particelle sempre più microscopiche.
Queste microparticelle entrano nell’alimentazione di pesci, uccelli, mucche e animali selvatici in modo del tutto inconsapevole: sono microscopiche.
Recentemente ho visto in un documentario delle immagini che mi hanno veramente inquietato. In un laboratorio si osservava la carne di un pesce al microscopio. Ebbene solo col microscopio si riusciva a vedere un frammento microscopico di plastica rossa incastrato tra le fibre muscolari del pesce! Ma si vedeva bene proprio perché era rossa la plastica e i muscoli del pesce erano rosa chiari. E se invece la plastica fosse stata trasparente l’avemmo vista in quel muscolo? Ho paura di no. Il sangue di quel pesce aveva trasportato nelle fibre dei suoi muscoli assieme agli alimenti naturali e sani anche la micro-plastica. I suoi muscoli non sapendo come utilizzare quella cosa innaturale l’avevano incistata tra le loro fibre. Il pesce non ha sviluppato malattie (o per lo meno è stato pescato prima la plastica gliele provocasse e che apparisse visibilmente malato). Quindi quel pesce ad occhio nudo, cioè alla vista del consumatore e anche dei controllori alimentari quali i nostri Nas appariva perfetto: ottimo da mangiare.
Allora la conclusione logica è che miliardi di miliardi di altri frammenti microscopici, sono già in circolo nel mondo e nella catena alimentare, anche quella che arriva fino a noi umani.
Come possiamo essere sicuri che non rientrino tra le cause di malattie e tumori? Nessuno ha ancora fatto ricerche in tal senso.
Sappiamo che i macro pezzi di plastica finiscono negli stomaci dei cetacei o degli uccelli, e che spesso sono tali e tanti che li uccidono. E’ facile per qualsiasi scienziato fare ricerche causa/effetto in questi casi perché questi pezzi di plastica sono visibili a occhio nudo. Se si pesca un pesce o un mammifero che ha nello stomaco dei sacchetti di plastica o se si trova una tartaruga intrappolata in un groviglio di plastica sappiamo vedere tutti quel danno e possiamo anche provare a limitarlo. Lo stesso non si può dire delle micro-plastiche.
Da quando alla fine del secolo scorso (circa 1950) si è diffuso l’uso della plastica ad oggi se ne è prodotta tantissima nel mondo e se ne produce ancora.
Evitare di produrre plastica non servirebbe a nulla perché il danno è già tra noi. Inoltre sostituire la plastica col vetro o coi metalli e il legno sarebbe ancora meno ecologico perché queste materie prime non sono sufficienti a coprire i bisogni di tutta la popolazione mondiale.
Che fare allora?
Come possiamo e potremo impedire il diffondersi delle micro-particelle? La calamita non esiste né esisterà. L’unica cosa che già esiste è l’incenerimento.
Sarebbe bello riuscire in tutto il mondo a portare negli inceneritori idonei tutta la plastica già prodotta e utilizzata fino ad oggi. Sarebbe bello riuscire a farlo il prima possibile, cioè quando è ancora macroscopica cioè visibile ad occhio nudo.
Per quella già microscopica c’è solo da incrociare le dita e sperare che nuovi studi scientifici e medici possano dimostrare che la micro-plastica incistata nel nostro corpo non ci produce danni. Ma ho i miei dubbi.
Sappiamo già che le micro-fibre di amianto incistate nei polmoni provocano l’asbestosi, perché per le micro-plastiche dovrebbe essere diverso?
Aiuto! Abbiamo un problema!
Tutto il movimento green del mondo, e soprattutto quello italiano, al momento il più irriducibile sul tema, dovrebbero smetterla di opporsi all’incenerimento della plastica nei forni idonei.
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