Cin cin cinese

Il 22 settembre 2016 si è tenuta in Cina una giornata dedicata al vino italiano. Si è scelto il 22 perché in cinese quel numero si pronuncia come vino.

I nuovi ricchi e ricchissimi della Cina amano circondarsi di lusso “Made in Italy” non fa eccezione, quindi, nemmeno il vino.

Le ordinazioni di vino italiano sono fioccate talmente numerose che ancora oggi, ai primi di giugno dell’anno dopo, non si è riusciti a soddisfarle tutte!

Ottimo, per la nostra economia vitivinicola e per tutto l’indotto che ne consegue.

Un prodotto di lusso come il vino italiano deve essere venduto in bottiglia non nei cartoni.

Questo fatto ovvio non è stato però esente da problematicità. L’imballaggio delle bottiglie ha dovuto subire attente valutazioni affinché il lungo percorso via terra in Cina non causasse danni irreparabili. I nostri ingegneri hanno risolto brillantemente il problema. Anche le vetrerie si sono dovute adattare alla bisogna…

Però c’è un però grande come una casa. L’esportazione di grandi quantità di bottiglie di vetro si riverbera sulla produzione. Mettiamo che l’anno corrente preveda nuove massicce ordinazioni di vini italiani (ma lo stesso discorso si allarga ai vini francesi ecc.). Sarebbe una buona notizia per certi versi, ma alla lunga si può prevedere una carenza di materia prima per produrre le bottiglie.

Riciclare è cosa buona, bella e giusta. Il vetro è la materia che si ricicla meglio e anche noi italiani siamo bravi in questo settore. Ebbene se molto del vetro che esce dalle nostre vetrerie, anche se prodotto da vetro riciclato, arriva in Cina e là rimane, come faremo da qui a qualche anno?

Fino ad ora sono stati i cinesi ad arricchirsi con la nostra carta da macero: acquistata qui a poco prezzo, riportata in Cina riempiendo le stive vuote delle navi che avevano appena scaricato prodotti made in Cina per il nostro mercato e poi utilizzata in Cina per produrre nuovi imballaggi degli stessi prodotti destinati agli europei. Un circolo perfetto, un business lucroso.

Ma per il vetro? Non sarà altrettanto facile. Il vetro si frantuma in mille pezzi. Se dovesse rimanere in Cina potrebbe finire che anche il riciclo avverrà laggiù. Un’ipotesi tutt’altro che peregrina.

Da un business oggi qui da noi, ad un business domani là da loro…

Forse sarebbe bello che anche nel vino si arrivasse al consumo chilometro zero? Non so, ai posteri l’ardua sentenza.