Un pomeriggio diverso

Vorrei darvi la possibilità di incontrarmi passando un pomeriggio diverso insieme: eccovi due date nei prossimi giorni in cui presenterò il mio ultimo libro: “Don Lorenzo Milani con la mente aperta e il cuore accogliente” ed. Imprimatur.

 giovedì 22 febbraio
alle ore 18 a Milano,
presso la biblioteca di via Sapri 50

Incontro con i lettori. Sarà presente anche il professor Angelo Lucio Rossi che ha scritto la seconda parte del libro in base alle sue esperienze vere e vive nella scuola.

mercoledì 28 febbraio
alle ore 16,30 a Gallarate (Va)
presso la libreria Biblos in piazza Libertà

L’incontro sarà nell’ambito della manifestazione “Filosofarti”, festival di filosofia e arte che si svolge nelle città di Gallarate e Busto Arsizio. www.filosofarti.it

In queste due occasioni sarebbe bello poter approfondire gli argomenti del libro con voi lettori in modo garbato e simpatico, quindi vi aspetto tutti…!

Caro don Lorenzo

Caro don Lorenzo,

quest’anno il 26.5 scorso ricorreva il cinquantenario dalla tua morte a Barbiana.

Molti si sono attivati per ricordarti, anche a me è stato richiesto di scrivere un libro di ricordi di famiglia, benché io avessi solo 10 anni quando venni al tuo funerale lassù in quel piccolo cimitero accompagnando mia mamma Lalla (tua cugina) e  mia nonna Lina nel dolore di tutti noi parenti.

Scrivere questo libro per me è stato difficile perché ho sempre cercato di guardare avanti, ho ceduto alle pressioni solo per far qualcosa di utile ai miei nipoti: lasciare scritti i miei ricordi di famiglia affinché anche loro trovassero radici a cui far riferimento nella costruzione della loro identità di adulti.

Penso di aver fatto qualcosa di utile anche per tutta la nuova generazione nata dopo il 2000 che non può aver ricordi di quegli anni.

Infine ritengo di aver ricollocato le vicende della tua vita in una prospettiva più veritiera cioè più aderente alla realtà.

IMPRIMATUR_don_milani_COPERTINA

Nello scrivere il libro, mi sono fermata quando Papa Francesco ha iniziato a ricordare don Milani: è stata un’emozione forte che mi ha sopraffatta. La Chiesa allora ti esiliò in una sperduta parrocchia di montagna sul monte Giovi nel Mugello: Barbiana. Anche dopo la tua morte per tanti anni cercò di dimenticarti perché ti giudicava scomodo e in poche occasioni ti venne riconosciuto che l’opera pastorale che svolgevi coi tuoi ragazzi e coi parrocchiani era in sintonia col Vangelo di Gesù.

Ora Papa Francesco ti ha riabbracciato e riaccolto ridandoti piena dignità di prete: “bravo prete”. Non hai idea di cosa questo possa significare anche per noi che in famiglia allora soffrimmo, per te e con te, per le incomprensioni che ci furono fra te e la curia fiorentina.

Caro Lorenzo, anche a Castiglioncello ricordano la tua infanzia quando trascorrevi lì la villeggiatura estiva. Mia figlia, Sara, ha collaborato con la Pro Loco per organizzare una mostra di foto tratte dagli album di famiglia. La si può visitare fino al 24 luglio presso i locali della stazione.

Tu giudicasti quegli anni “di tenebre”, ma io penso che parte della tua personalità così bella e buona si costruì anche in quei soggiorni estivi, giocando coi cugini. Anche tu, come tutti noi, hai costruito la tua personalità partendo dalle tue radici e lì al mare in estate si riunivano sempre tutti i rami della famiglia.

Locandina-Don-MIlani_2017

Papa Francesco è venuto sulla tua tomba a Barbiana il 20 giugno scorso. Il 21 tutti i giornali hanno riportato la notizia e su l’Avvenire anche il discorso integrale che ha tenuto lì. L’evento ha avuto grande risonanza mediatica. Ha riconosciuto le tue doti cristiane, la tua capacità di essere povero fra i poveri e soprattutto quella di educatore.

Io, nel mio piccolo, ho fatto dire allo zio Padre Domenico, che tu incontrasti a Barbiana assieme a suo fratello Umberto, mio padre e a mia mamma Lalla, una messa mattutina presso la chiesa dei frati cappuccini in piazza cimitero Maggiore a Milano.

Chiudo questa lettera dicendoti che, dopo il salone di Torino, la prima presentazione del libro che ho pubblicato per te, per noi, per tutti, avverrà proprio a Milano mercoledì 5 Luglio e ti mostro la locandina qui sotto.

immagine 2 locandina don Milani

In fin dei conti sei stato anche tu per un certo periodo della tua vita un milanese, e padre Domenico ricorda che quella notte a Barbiana gli confidasti di aver trovato la fede in Gesù proprio a Milano quando vedesti dei preti aiutare cittadini che ebbero la casa distrutta in seguito ai bombardamenti.

Il libro ora è nelle librerie, se avrà gambe e se Dio vorrà prenderà la sua strada. Intanto io ti saluto sperando che da lassù tu comprenda che ciò che quaggiù stiamo facendo tutti, lo si fa per ricordarti, per amor tuo e per cercare di riparare agli errori che furono fatti nei tuoi confronti.

Quando mi conoscesti bambina mi giudicasti una “figlia di papà”, fu un giudizio un po’ frettoloso, spero che ora lo cambierai, un saluto affettuoso,

tua Emma

Etichetta, etichettare

Il 26 giugno 2017 saranno passati 50 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani. “La centralità della parola” e “I care” (me ne importa) sono due frasi che ce lo rammenteranno sempre, quasi un suo marchio di fabbrica. Infatti lui nella sue scuole di San Donato e di Barbiana focalizzò come prioritario l’insegnamento dell’italiano ai suoi ragazzi. Ho intitolato questo articolo etichette, etichettare perché sono due parole che vorrei mettere a fuoco quest’oggi.

Etichetta, quanti significati ha? Tanti. Ad esempio si parla di etichetta quando ci si comporta secondo il galateo più severo: “badare all’etichetta”.

Ma occorre anche “badare all’etichetta” se si va al supermercato a fare la spesa. Solo che qui la frase assume un significato molto diverso: si tratta di leggere bene gli ingredienti scritti sull’etichetta del prodotto che si sta acquistando per essere sicuri di comprare un prodotto che va bene per noi.

E’ molto importante che le etichette siano scritte in modo chiaro, leggibile anche da chi ha poche diottrie e che siano esaurienti: vogliamo sapere da dove vengono i prodotti che stiamo per acquistare, tutti i prodotti. Non solo quelli alimentari.

Vogliamo sapere come sono composti e sarebbe bello anche che avessero vari bollini: uno che ci dicesse se sono prodotti rispettando l’ambiente; uno se sono biologici; un’altro se sono prodotti senza lavoro minorile o sfruttamento dei più deboli, col cottimo ad esempio…

Ecco vorremmo etichettare tutto in modo chiaro e informando bene i consumatori.

Etichettare in questo modo ci piacerebbe. Ma c’è un modo di etichettare che invece sarebbe bello smettesse di esistere.

Quale? Quello che di solito fa la gente verso le altre persone. Di solito ci informiamo superficialmente su di loro, magari usando i social. Ci formiamo così un’idea preconcetta.

Questo modo di etichettare tutte le persone è comodo e facile. Però è negativo perché preclude a ciascuno, anche a noi stessi, la possibilità di cambiare idea, di pensare oggi una cosa e poi ripensarci dopodomani e vederla diversamente.

Oggi su un social scriviamo una cosa. Questa ci si appiccica addosso come una etichetta che non sarà mai più possibile staccare: colla ultraresistente! Non riusciremo nemmeno ad attaccarci sopra una etichetta diversa e nuova per nascondere la vecchia, impossibile (sic!).

Quindi la sola soluzione è che si sia tutti un po’ meno pigri mentalmente: Ognuno ha diritto/dovere di cambiare idea: basta con i pre-giudizi. Smettiamola di essere superficiali nei rapporti con gli altri!

Essere o non essere – ridere o non ridere

Siamo bombardati da spam. Fra queste fa capolino spesso un commento salace o spiritoso all’attualità politica italiana o straniera. Il sorriso o la risata spesso ci scappa, però c’è un rovescio della medaglia. Il fatto che girino le battute spiritose sarebbe indice di interesse per i fatti del giorno. La satira nell’epoca moderna c’è sempre stata.

Ma i proverbio popolare dice saggiamente: il riso abbonda sulla bocca degli stolti…

Anche nell’epoca antica esistevano i giullari del re. Servivano a divertire il re e la sua corte: chi ride non pensa ad abbattere il re, non fa congiure….

L’ipotesi è che di troppe battute si avvantaggi il governo in carica (è un discorso generico non riferito al qui e adesso).

Il secondo proverbio che ci dà da riflettere è: il troppo stroppia.

Ricevendo tante battutine tutti i giorni finiamo per sorridere e tutto finisce lì. Non ci viene voglia di impegnarci nella società per migliorare le cose. Affrontiamo i problemi con superficialità e una scrollata di spalle.

Il terzo proverbio è: fare di tutte le erbe un fascio.

Finiamo infatti col pensare che tutti i politici siano uguali e che non si possa migliorare alcunché. Diventiamo fatalisti e sfiduciati e ciò è male, malissimo.

E’ davvero questo quello che vogliamo insegnare alle nuove generazioni?

Oppure pensiamo di poter risolvere i problemi con un semplice click o con un “mi piace” e fatto questo riteniamo di aver chiuso la questione.

Infine vorrei chiudere con una considerazione diversa: dice il Tao che i saggi spesso sorridono delle piccolezze umane perché sanno che la verità è più complessa. Ritenete che questo continuo sorridere ci porterà ad essere tutti dei saggi taoisti? Non mi farei illusioni…

Io mi contenterei di sapere che sorridere ci aiuta a divenire tutti elettori più partecipi e attenti a come e chi votiamo.

Inoltre bisogna stare molto attenti anche alle bufale che girano in rete. Basta niente per trasformare un buon candidato in una pessima persona: basta una calunnia in rete.

La democrazia è una cosa estremamente delicata, va coltivata con cura da tutti. I nostri antenati hanno fatto battaglie sanguinose per conquistarla, spero non sarà la nostra epoca di social ad affossarla.

Pc e smart phone in dose omeopatica

Scrivere poco. Scrivere solo quando si è sicuri di avere qualcosa da dire. Quando ho aperto il blog non volevo farmi travolgere dal mezzo. La mia vita di prima non ne doveva essere stravolta altrimenti mi sarei sentita alienata da me stessa. Essere connessi sempre è disumanizzante, si rischia di perdere la capacità di riflettere con se stessi e la capacità di guardare negli occhi le persone e comprenderle.

L’Iphone compie 10 anni, ormai i Pc sono su ogni scrivania, abbiamo il mondo a portata di mano, di occhi e di orecchie, ma l’umanità rischia di perdersi ed è un problema che è anche difficile da percepire per la maggior parte delle persone iperconnesse. Come puoi capire di aver bisogno di silenzio se non ne hai mai gustato i pregi? Come puoi sentire la mancanza di un contatto visivo con gli amici quando sei abituato a frequentarli quasi solo on line? E l’empatia? Dove può essere andata a finire se anche quando si è insieme non si staccano gli occhi dallo schermo del cellulare?

Sembra che per rapportarsi con gli altri sia suffciente digitare, guardare foto, oppure ascoltare, ma l’empatia è molto più intima e profonda e solo con i vecchi sistemi di frequentarsi può nascere e svilupparsi.

La mia generazione, almeno, anche se si è fatta travolgere ed è iperconnessa, conserva un lontano ricordo di come era vivere senza la rete. Ma le nuove generazioni, come potranno sapere che stanno perdendo la loro umanità se non l’hanno mai vissuta davvero?

Siamo arrivati al punto in cui gli adulti che si ricordano come eravamo più umani senza wifi, si devono porre il problema di non far perdere l’umanità ai giovani garantendo loro tempi e spazi lontani dagli smart phone, in cui possano essere persone vere e non prolungamenti della rete.

Sarebbe bello se nelle scuole si usasse l’orario pomeridiano, quello fuori dalle lezioni, per vivere. Uno spazio e un tempo in cui si vive senza essere connessi. Lì si farebbe esperienza di umanità, amicizia, empatia. Solo vivendo davvero alcune ore al giorno i giovani potranno scoprire che il mondo può essere interessante e vivido anche senza smart phone. E per farlo hanno bisogno di tempi e spazi dove ci si frequenta senza utilizzare la rete, luoghi e modi dove si visita il mondo e la natura senza schermi.

Sarebbe bello che si riuscisse tutti a usare la rete in dosi omeopatiche!

 

Come un seme

Perché scrivere queste pagine? Perché condividere alcune mie idee su internet?

Spesso mi domando se sia una buona cosa. In realtà non mi aspetto molto da questa scelta.

Sono fatalista: queste pagine di idee, per me, sono come fogli inseriti in una bottiglia da un naufrago. Chissà se approderanno da qualche parte?

Oggi siamo tutti un po’ soli come naufraghi. Infatti è sempre più difficile (se si esclude il web) riuscire ad instaurare un dialogo vero con qualcuno. Non si ha mai tempo. Anche se si inizia una buona conversazione con una persona, si viene subito interrotti da mille cose che premono: il telefonino, il pc, le questioni concrete e contingenti di lavoro ecc. Così finisce che non ci proviamo nemmeno più ad iniziare delle belle conversazioni. La televisione poi ci ha incoraggiato a trasformare i dialoghi o in monologhi, o in risse verbali.

Invece mi ricordo di quando, con mia nonna, facevo visita alle sue amiche, all’ora del tè. Ebbene, allora io ero piccola, ma passavo un’ora e più ad ascoltarle conversare di tutto un po’, anche di attualità e politica e non era una cosa noiosa perché le arzille vecchiette erano anche argute.

Sul web per dialogare, quindi, con alcune idee per vari spunti di conversazione. Sperando di essere arguta.

Sarebbe bello se ogni pagina del blog fosse come un seme che si lancia al vento. Se il destino vorrà cadrà su terreno fertile e germoglierà. Se invece cadrà su terreno arido seccherà. Se finirà in acqua sarà travolto dalla corrente. Chi vivrà vedrà…