Si può dire che il concetto federalista è un concetto buonsensobio? Io credo di sì.
Però bisogna chiarirsi su cosa si intenda per federalismo. Gli Usa sono uno stato federale, la Svizzera lo è, anche la Germania. Ma mentre il federalismo Usa non si basa su stati federati etnici quello svizzero sì. I cantoni elvetici, infatti, sono composti da popolazioni che parlano lingue diverse. Quello tedesco è il federalismo più recente perché è nato nel dopoguerra. Nel riscrivere la Costituzione italiana a chi dovremmo ispirarci? L’Italia prima della televisione di Ettore Bernabei, recentemente scomparso, era un paese che non aveva una lingua comune: i dialetti erano il modo di esprimersi più diffuso fra la popolazione. L’italiano che ha diffuso la televisione si può definire semplice: basta andare a “lavare i panni in Arno”, come fece il Manzoni, per percepire la ricchezza della lingua italiana vera rispetto a quella che di solito usiamo.
Il dialetto origina etnie? A questa domanda è difficile rispondere. C’è chi afferma che i dialetti altro non sono che lingue che hanno perso. Ma, se ciò fosse vero, oggi noi parleremmo piemontese o addirittura francese perché furono i Savoia a fare l’unità d’Italia. Diciamo allora che il sistema regionale previsto dalla Costituzione, ma applicato solo negli anni ’70, è stato un buon compromesso perché ha diviso l’Italia su base dialettale. Peccato che l’autonomia alle regioni sia stata data male e su materie sbagliate. Altrimenti non si spiegherebbe perché la Sicilia utilizza e sperpera risorse anche statali pur tenendo le proprie entrate fiscali. Nemmeno si comprenderebbe come il Sud Tirolo riesca ad avere tutte le risorse che ha. Per non parlare delle regioni a statuto normale: qui gli abitanti ricevono da Roma pro capite delle somme molto diverse a secondo di dove risiedono. Quelli di Lombardia e Veneto versano tanto e ricevono poco e sono sempre in credito, tutti gli altri all’opposto sono in debito.
Sarebbe bello se il regionalismo fosse ripensato totalmente in una nuova Costituzione e che assomigliasse in parte a quello tedesco e in parte a quello svizzero.
Per essere “buonsensobio” il federalismo italiano dovrebbe prevedere delle regioni più piccole, cioè con la dimensione dei Cantoni elvetici, dovrebbe essere un federalismo su base volontaria: ogni cantone decide cosa vuole amministrare e cosa invece delegare a Roma. Le tasse dovrebbero restare nei Cantoni e questi ultimi dovrebbero versare a Roma solo le risorse per la gestione dei capitoli che non vogliono seguire autonomamente.
Il federalismo italiano, cioè dovrebbe essere flessibile come un menù a la carte. Solo servizio e coperto dovrebbero rimanere invariati cioè, fuor di metafora: difesa, politica estera , ambiente centralizzati. Per le altre competenze ogni Cantone dovrebbe poter scegliere se e quanta autonomia utilizzare sul proprio territorio.
A Roma il Senato dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini su base cantonale e occuparsi solo di questioni devolute ai Cantoni. Così si eliminerebbe il bicameralismo perfetto e si aumenterebbe la democrazia. (Il Bundesrat è un buon punto di partenza da cui trarre esempio.)
Perché sarebbe una soluzione bio? Perché le decisioni sarebbero per lo più a “chilometro zero”. Cioè verrebbero prese da rappresentanti locali: non ci sarebbe più il centralismo romano e il centralismo regionale sarebbe minore di oggi perché il Cantone sarebbe più piccolo di una Regione attuale, sarebbe più vicino alla dimensione provinciale. I nostri rappresentanti locali e quelli al Senato non sarebbero più dei personaggi televisivi, ma delle persone che potremmo conoscere meglio, più da vicino.
Sì, sarebbe proprio bello…