Super Mario

Questa che vi farò è una domanda a cui sembra facile rispondere. Sembra…

Secondo voi Super Mario il protagonista del famosissimo video gioco della Nintendo può rendersi conto, dal suo mondo, che è stato creato dagli ingegneri informatici della Nintendo? Oppure può comprendere che esiste il giocatore alla console?

Sembrerebbe di no. Ma  perché non potrebbe?

Perché finora gli informatici suddetti non hanno previsto che lui possa accedere ad una funzione, o ad un livello, o ad un premio da cui può rivolgersi al giocatore o agli inventori interagendo con l’esterno del videogioco.

E noi della/nella nostra biosfera? Siamo sicuri di essere dotati di tutti gli strumenti per capirla a fondo?

Chi è sano è dotato dei 5 sensi. Ma prendiamo l’udito: noi non siamo in grado di percepire tutti i suoni esistenti, gli ultrasuoni li sentono i pipistrelli, noi no. L’odorato: i cani percepiscono molti più odori di noi. La vista: non possiamo ingrandire le immagini come un microscopio. Non possiamo neanche vedere lontanissimo nemmeno come fa Hubble. Possiamo vedere gli ultravioletti o gli infrarossi? No. Possiamo percepire l’esistenza delle onde radio? No. Dei raggi x? No. Forse anche gusto e tatto hanno gli stessi limiti.

Dopo Einstein la scienza è arrivata a dirci che  la velocità della luce è una costante insuperabile, ma che il tempo e lo spazio invece sono relativi.

Sappiamo che il mondo di Super Mario è fatto di luce ed è un universo disegnato da un linguaggio binario: con funghetti, con buoni e cattivi, con una meta da raggiungere. Per Super Mario gli oggetti che incontra sono reali, così come i buoni o i cattivi. Lui non lo sa, ma è un videogioco scritto con linguaggio binario.

E noi? Anche a noi il mondo in cui viviamo ci sembra fatto di materiale reale. Il tempo e lo spazio ci sembrano reali, ma invece ora sappiamo che sono relativi. Resta la luce, l’unica certezza. Ma allora anche la nostra realtà, come quella di Super Mario, è fatta solo di luce?

La scienza ci dice che la luce è un’onda elettromagnetica che è fatta sia di particelle i fotoni, sia di onde. Il suo ondeggiare sembra una vibrazione. (Ma un’onda che vibra e non è anche sonora?)

Quindi la luce ha tre caratteristiche: particella fotone, onda, vibrazione. Sarebbe bello poter dire che è una e trina.

La scienza è anche arrivata a scoprire l’entanglement. Cioè le particelle di luce si comporterebbero in un modo o in altro a seconda se sono osservate o meno… Di più: si dividerebbero e ognuna “sentirebbe” a distanza quello che succede alla compagna in una sorta di vibrazione compartecipe. Compassione (?).

Possiamo comunicare con la luce? Con la preghiera, forse?  A volte sembrerebbe di sì: forse vibriamo allo stesso modo e ci mettiamo sulla stessa lunghezza d’onda della luce, vibriamo con compassione e otteniamo dei “miracoli”. Cioè vi sono dei momenti in cui possiamo piegare la realtà ai nostri desiderata forse abbiamo un entanglement. Forse. Oppure, chissà, otteniamo di saltare da un universo che non ci piace, ad uno che ci piace di più, in una sorta di balzo spazio/temporale.

Speriamo che gli scienziati arrivino a conoscere tutti i segreti della luce perché sarebbe bello arrivare a poter dire che la luce scientifica e la luce divina in effetti sono la stessa cosa…

Le religioni servono ad indirizzarci a questo?

Sarebbe bello che la scienza potesse dimostrare che la vibrazione della luce è sonora. Perché si potrebbe dire che è “il Verbo”, quello che ha creato tutto. Sarebbe bello poter dire scientificamente che è anche compassione, cioè amore. Sarebbe bello perché forse aiuterebbe tutti, non solo i credenti, a mettersi sulla stessa lunghezza d’onda divina.

Sarebbe bello se la scienza in futuro riuscisse a dimostrare che il nostro mondo è scritto invece che con linguaggio binario con un “linguaggio trinario” ? Un linguaggio che non conosciamo ancora…

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