Portacenere da spiaggia

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Ecco qua un’idea semplice ed ecologica per tenere pulite le spiagge dai mozziconi di sigaretta!

L’hanno avuta sul lungolago di Porto Ceresio (Varese). (Fronte e retro del medesimo cartello di legno)

Invito tutti i cittadini e/o i Comuni che frequentano spiagge libere a copiarla: bastano una tavoletta di legno, fil di ferro, dei barattoli di latta usati e dei colori. E’ proprio economica.

E’ un modo utile per educare i fumatori a non sporcare le nostre belle spiagge coi mozziconi che non sono biodegradabili.

Negli stessi barattoli si potrebbero raccogliere anche le mini-plastiche disperse tra i granelli di sabbia. Le nostre mani sarebbero degli ottimi setacci là dove non arriva la pulizia dei bagnini…

A fine giornata il barattolo deve essere vuotato in un cestino, ovviamente.

Grazie a tutti coloro che tengono pulite le nostre coste: sarebbe bello se tutti ci impegnassimo anche con piccoli gesti quotidiani!

La natura ringrazia (e noi facciamo parte della natura!)

P.s. : Quello delle foto potrebbe essere un lavoretto da far fare ai ragazzi in vacanza o nei campi estivi, o il prossimo anno a scuola.

Acqua energetica

Sarebbe bello se la capacità di ricavare energia pulita dal movimento ondoso diventasse enormemente diffusa ovunque. Nel mare di Ravenna recentemente Eni,  con l’aiuto del politecnico di Torino, ha realizzato un impianto che riesce a convertire l’energia delle onde trasformandola in elettricità. Allo stesso è abbinato anche un impianto di pannelli solari. Forse più in là a una simile idea si potrebbe anche abbinare qualcosa per sfruttare il vento per produrre energia? Non so. So solo che nel nord Europa già da tempo provanoa sfruttare le correnti marine per far girare delle turbine sommerse …

Comunque l’idea di sfruttare il mare per creare elettricità è estremamente interessante (sembra quasi un uovo di Colombo) soprattutto se si pensa al fatto che l’Italia si affaccia per tantissimi chilometri sul mare e anche le dighe foranee potrebbero essere riconvertite allo scopo.

Insomma sarebbe bello che tutti quei paesi che condividono la fortuna di affacciarsi sul mare piano piano iniziassero ad usare la forza dell’acqua degli oceani. Sicuramente avremmo un’atmosfera più pulita.

Un altro modo per trarre beneficio energetico dall’acqua sarebbe quello di dotare tutti i fiumi di dighe galleggianti per coinvogliarvi la plastica che vi galleggia in modo da intercettarla prima che si scarichi in mare. Tale plastica poi andrebbe reimmessa nell’economia circolare del recupero dei rifiuti. Sperando che comunque questi rifiuti vadano riducendosi fino a scomparire …

Sì, cara Greta, sarebbe bello se i tuoi giovani fans portassero avanti anche queste due idee green …

Umanità a chilometro 0?

Oggi, dopo i due disastri aerei dei Boeing 737 max, cominciano a essere divulgati i dati dei voli nel mondo. Pare che la Boeing abbia messo in produzione la nuova serie di velivoli 737 max perché  la maggior parte delle compagnie di volo devono far fronte ad un generale rinnovo del proprio parco velivoli ormai invecchiato. Questa nuova serie di modelli rappresenta il 60% della produzione dell’azienda e ne sono stati ordinati già 5000. La tragedia ha portato ad interdire i voli di questo tipo in Europa, in Usa, in Russia e in molti altri paesi. Il danno economico per la Boeing è  altissimo e anche per alcune compagnie aeree, come ad esempio la Rayanair che possiede velivoli solo di quel tipo e ora li vede costretti a terra in attesa che il problema al software venga risolto dalla casa produttrice.

Due sono le notizie che mi hanno colpito e che desidero evidenziare qui sul blog.

  • Boeing e Airbus sono le due case produttrici di velivoli maggiori, infatti insieme coprono il 90% della produzione mondiale: ebbene pare che prevedano un raddoppio della domanda di velivoli per i prossimi anni, dovuta all’intensificazione degli scambi commerciali e del turismo.
  • Oggi avviene nel mondo un decollo ogni 30 secondi.

Da ciò ne consegue che a breve dovremmo avere un decollo ogni 15 secondi!

Ma la terra, o meglio la nostra atmosfera, è e sarà in grado di sopportare tutto questo traffico di aerei con i loro relativi scarichi nell’aria senza venirne compromessa?

Se gli scarichi delle auto e dei camion sono inquinanti e determinano parte del problema del surriscaldamento del pianeta, non lo sono almeno altrettanto, se non di più, quelli dei velivoli? (Anche se nel settore la produzione di aerei sta andando verso modelli meno inquinanti …)

Non dovremmo arrivare a porci il problema? Non dovremmo agire tutti con più moderazione nell’uso dei mezzi trasporto, compresi i voli?

E pensare che internet con le videochiamate e le conference-call ha già dato un grande contributo a limitare degli spostamenti per lavoro … Però penso che non sia sufficiente.

Sarebbe bello se fossimo tutti più attenti ad un’economia e ad un turismo che prevedano una riduzione dell’uso dei mezzi di trasporto. Un’economia il più possibile a chilometro 0!

Cioè un’economia e un turismo che usassero maggiormente le ferrovie e le navi. Possibilmente sarebbe bello che le navi fossero riconvertite ad un uso anche della forza del vento oltre che dei motori (*).

Ma a monte di tutte queste questioni si tratta di ripensare anche all’andamento demografico mondiale. La terra può supportare miliardi di uomini, anche più di oggi, solo se sono rispettosi dell’ambiente, cioè se sono sobri nel loro stile di vita. Se invece si prevede un aumento generale dei consumi e degli spostamenti allora … Addio!

 (*) vedi articolo “Via col Vento” pubblicato sul blog il 20.2.2017 )

Tornado e alluvioni: la scoperta dell’acqua calda

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La triste novità di questo autunno è stata quella delle tempeste di vento simili ai tornadi che hanno abbattuto migliaia di alberi sulle nostre belle Alpi venete e lombarde. Siamo reduci da disastri ambientali epocali. Purtroppo stiamo abituandoci alle alluvioni che sono sempre più frequenti, quasi non si contano più. Sono passati più di dieci giorni e il maltempo non ha ancora lasciato il nord Italia…

Ascoltando i discorsi degli esperti in meteorologia si è appreso che tali condizioni di maltempo estremo derivano dal surriscaldamento dell’acqua del Mediterraneo che evaporando in misura maggiore rispetto al passato forma correnti di vapore caldo che, in questo periodo dell’anno, si scontrano con le correnti d’aria più fredde provenienti dal nord Europa. Il risultato di questo scontro è il formarsi di tempeste sempre più violente.

Sono anni che gli ecologisti puntano il dito sui danni del riscaldamento globale e vari trattati internazionali stanno cercando di porre un freno all’inquinamento atmosferico. Ormai siamo diventati quasi esperti tutti.

Però dell’acqua calda non si parla abbastanza, non ci si concentra a sufficienza sul problema.

Tutti scaldiamo l’acqua e poi la riversiamo negli scarichi ancora calda. Anche questo è inquinamento dannoso. Sembra paradossale ma inquiniamo anche quando cuociamo la pastasciutta e poi la scoliamo nel lavandino!

Se il danno lo si facesse solo in cucina sarebbe poca cosa. Purtroppo invece le industrie raffreddano i loro processi produttivi utilizzando circuiti refrigeranti ad acqua. Quell’acqua calda o si trasforma in vapore e quindi in correnti umide e calde di nuvole, oppure viene riversata ancora calda nei fiumi.

La Francia l’estate scorsa ha rischiato il blackout perchè l’acqua di raffreddamento delle sue numerose centrali nucleari, come sempre veniva scaricata ancora calda nei fiumi. Però quest’estate tali fiumi erano già caldi per via delle temperature esterne. Ebbene l’immissione di quell’acqua calda proveniente dai circuiti di raffreddamento ha provocato una forte moria di pesci nei fiumi suddetti. Hanno dovuto fermare le centrali nucleari per evitare il disastro ecologico: da qui il grave rischio di backout che i francesi hanno evitato comprando energia dagli stati confinanti, anche dall’Italia.

Ecco perchè parlo di “scoperta dell’acqua calda”. Bisogna focalizzare maggiormente l’attenzione sui danni derivanti dall’immissione nell’ambiente di acqua ancora calda. Quest’acqua finisce per riversarsi in mare e dal mare evapora generando poi le tempeste che ci hanno colpito.

Sarebbe bello che si riuscisse a far raffreddare l’acqua sotto terra, in appositi circuiti e cisterne prima di reimmetterla nei fiumi. Occorre che la politica globale presti maggiore attenzione a questa questione promuovendo leggi che obblighino tutti a fare attenzione al problema dell’acqua calda. Gli scienziati devono ingegnarsi per risolvere il problema dell’eccesso di vapore.

Tutti noi vedendo i film di fantascienza abbiamo visto che le città del futuro nell’immaginario collettivo potrebbero essere orribili e sempre immerse in nebbie e nubi.

Anche la tanto decantata ecologia dell’energia ricavata dall’idrogeno vedrebbe in realtà un enorme aumento del vapore acqueo. Siamo sicuri che ci piacerebbe vivere in un mondo in cui molta dell’acqua presente sarebbe sotto forma di nubi? Nubi pronte a scaricare pioggia torrenziale e ad oscurare il sole?

Sarebbe bella una riflessione mondiale sul problema.

P.S.: Un team di scienziati internazionale coordinati dall’università di Princerton (New Jersey) ha appena pubblicato il risultato di una ricerca sviluppata con nuove tecniche. Da essa si evince che dal 1991 ad oggi la temperatura degli oceani ha assorbito il 60% in più di calore di quanto era stato stimato dal Comitato dell’Onu per i cambiamenti climatici. Questo studio è pubblicato su Nature. L’articolo si focalizza sulla necessità di ridurre i gas serra di un 25% in più rispetto agli accordi di Parigi. Permettetemi di insistere: non basta ridurre i gas serra. Riscopriamo l’acqua calda! Cioè occorre una normativa e una tecnologia che vincoli tutti a non immettere nei fiumi acqua calda. Il raffreddamento dell’acqua dovrebbe avvenire sotto terra per non liberare nell’aria vapore acqueo.

Basta roghi di plastica!

E’ notizia di stamani quella dell’ennesimo rogo di un capannone intorno a Milano. Anche questa volta si scopre che vi era stipata abusivamente dell’immondizia di plastica. Plastica che da quando la Cina non la ritira più intasa la nostra Bella Italia. Ovviamente la malavita si è impossessata del business: affitta capannoni vuoti li stipa all’inversosimile e poi quando sono pieni fa partire gli incendi dolosi. E’ una vergogna!

Da questi roghi escono fumi velenosi pieni di diossina che respiriamo tutti: bambini, persone con difficoltà respiratorie, adulti (compresi i malavitosi).

E i verdi? I verdi se ne stanno zitti. Però quegli stessi verdi quando si tratta di aprire un inceneritore di immondizia di nuova generazione, cioè dotato di alte ciminiere con filtri a norma, capaci di intercettare la diossina scendono in piazza a manifestare. A pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia… C’è da pensare che dietro quelle manifestazioni ci siano organizzatori pagati dalle mafie dei rifiuti.

Perchè è una cosa di buonsenso bio preferire ai roghi dolosi incontrollati gli inceneritori moderni. La plastica è un derivato degli idrocarburi pertanto quando viene inserita in un moderno inceneritore brucia bene e aiuta a bruciare anche gli altri rifiuti e si sa che più la temperatura del forno è alta e meno sono le scorie dannose emesse. E poi ci sono i filtri! Informatevi da Arpa della Lombardia di quanti pochi fumi dannosi escono dagi inceneritori di ultima generazione, rimarrete piacevolmente sorpresi.

Rimane il fatto che noi utilizziamo troppa plastica e sarebbe l’ora di cambiare registro perchè il “troppo stroppia!” come dice il proverbio…

Guardiamo i buoni esempi che ci vengono dall’estero, se ci riescono laggiù ci possiamo riuscire anche noi, non siamo mica da meno di loro…! Guardate ad esempio la foto qui in fondo. A sinistra una confezione d’acqua da mezzo litro nostrana a destra una confezione d’acqua da mezzo litro acquistata in Germania.

A sinistra plastica, a destra tetrapac, a sinistra non riciclabile, a destra smaltibile.  Inoltre quel tetrapac mostra il simbolo dell’uso di carta ecologica.

Se anche da noi si diffondesse questa modalità di confezionare l’acqua avremmo molti meno rifiuti di plastica e l’ambiente in Italia ringrazierebbe, così come tutti noi che ci viviamo. Verdi coraggio oranizzate manifestazioni sensate per promuovere quest’idea. Un’idea buonsenso bio.

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Ideologie retrò

La crisi dei vecchi partiti europei che derivano ancora dalle ideologie del 1800 è sotto gli occhi di ciascuno di noi. Vorrei riflettere brevemente sulle cause di questa debàcle epocale.

Intanto cominciamo ad esaminare gli inizi storici. In Europa l’800 vide l’affermarsi della rivoluzione industriale. Fu un processo grandioso e al contempo doloroso. Milioni di contadini si convertirono in operai cittadini. Le condizioni di lavoro inizialmente erano abbruttenti e anche le condizioni abitative erano indecorose. Fu in quel contesto che nacquero le ideologie. Il marxismo altro non fu che un’idea di economia politica che tentava di ristabilire un nuovo equilibrio sociale: migliori condizioni di vita per i lavoratori salariati. Dalla teoria si passò poi all’ideologia quando alcuni partiti misero quelle idee a fondamento del proprio programma politico.

Nel ‘900 arrivò Lenin in Russia e nacque il Comunismo, ovvero l’ideologia dei lavoratori al comando di tutto: un Paradiso in terra.

Bastò il libro di Orwell “La fattoria degli animali” a rivelare che il re era nudo? No, purtroppo no. Ormai il meccanismo ideologico era innestato e anzi prese piede sempre di più: del resto le condizioni degli operi erano ancora difficili, occorreva ancora lottare per migliorarle. Questo per quanto riguarda la sinistra.

Guardiamo a destra. Inizialmente era formata dai Conservatori. Cioè da quella classe sociale borghese che non voleva sovvertire  niente nella società visto che da essa traeva un  buon, se non ottimo, livello di benessere.

La Rivoluzione comunista in Russia, la decapitazione della famiglia dello zar Romanoff, terrorizzò tutti i conservatori d’Europa. Fu in quel momento che prese avvio una vera e propria ideologia di destra. Si organizzarono partiti anticomunisti: nacque il fascismo in Italia, prima, il nazismo in Germania, dopo.

Quell’anticomunismo becero e barbaro fu sconfitto grazie alla seconda guerra mondiale. Dopo Yalta nell’Europa occidentale i partiti di destra divennero più moderati. Comunque nel 1900 tutta la politica fu giocata da partiti politici che in un modo o nell’altro si rapportavano alle ideologie di sinistra e di destra. (Sto semplificando moltissimo, me ne rendo conto. Però su un blog non si può approfondire di più.)

Ma alla  fine del secolo, e arriviamo a noi, la situazione cominciava a logorarsi perchè i presupposti nella società stavano cambiando notevolmente. Mi riferisco all’avvento della globalizzazione e della robotizzazione. In questo nuovo contesto le ideologie divennero retrò: nude e vecchie perchè non avevano più gli strumenti per rispondere alle nuove esigenze.

Lenin aveva progettato un’internazionale socialista: operai di tutto il mondo unitevi? Ma con la robotizzazione dove erano gli operai sfruttati alla catena di montaggio? Desaparecidos, per lo più. Peggio. Con la globalizzazione nasce un’orrenda concorrenza tra operai. Vincono (si fa per dire) quelli che vivono nei paesi più poveri, cioè quelli i cui stipendi sono più miserevoli. Di più. Dove è finito il padrone contro cui lottare? Difficile dirlo perchè ormai si mimetizza benissimo dietro a multinazionali e a finaziarie internazionali. Contro chi scioperare? Contro un listino di borsa? Contro un operaio che prende meno di te all’altro capo del mondo? Contro un robot, come nel ‘700 al tempo del luddismo? Ovviamente non è possibile: ormai si è rotto il meccanismo che teneva in piedi i partiti di sinistra!

A destra? La destra estrema archiviata dalla seconda guerra mondiale (per foruna!). La destra moderata,  archiviata dalla finanza speculativa, arrembante  e ipervelocizzata dai logaritmi dei computer, a cui non si riesce più a mettere la briglia. I conservatori? Spariti anche loro come le classi sociali che rappresentavano.

Così si chiude l’esperienza delle ideologie teoriche e politiche e siamo nel 2000.

Lenin si chiedeva: “Che fare?” Ormai tocca a noi che viviamo questa nuova epoca chiederci che fare? Inventarci nuove ideologie? Non credo che sia possibile e nemmeno utile o auspicabile. Le ideologie in passato hanno dato il via a lotte fratricide anche molto cruente con spargimenti di sangue. Sarebbe bello che il futuro vedesse un’umanità meno cruenta. Penso che si debba accedere ad un livello superiore di civiltà. Ma con quali strumenti?

Ovviamente attraverso il Buonsenso. Uno strumento di cui tutti noi, esseri senzienti, siamo dotati. Si tratta di coltivarlo nella nostra mente, nel nostro cuore. Occorre prima, però, liberarsi di ogni orpello delle vecchie dieologie retrò. Occorre anche lavorare per il bene comune, cioè essere bio (nutrire la vita). Per far questo bisogna essere individui sociali ed ecologici. Si tratta di diminuire il più possibile i propri gretti interessi dell’immediato per guardare più in là agli interessi delle generazioni future. Sì, sarebbe bello che l’umanità riuscisse a fare questo salto di consapevolezza e di civiltà: un salto quantico

L’amianto è un minerale…

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Avevo circa 10 anni quando mio padre Umberto, appassionato di mineralogia, mi presentò l’amianto. Prese in mano una roccia da una cava che stavamo esplorando e mi mostrò alcuni filamenti argentei che sembravano i capelli di quel minerale grigio chiaro: “questo minerale si chiama amianto” mi disse. Era proprio per trovarlo che mi aveva condotta in quella cava rocciosa in una località in Piemonte o in Lombardia che non saprei ricordare. (Forse eravamo nei pressi del Monte San Vittore a Balangero in provincia di Torino?)

L’amianto era nel suo contesto naturale?Apparentemente sì: era un minerale che si trovava mischiato assieme ad altre rocce. Campioni di amianto simili erano sparsi tra le altre rocce della cava un po’ qui, un po’ là. Intorno c’era una verde valle senza abitazioni vicine.

Però era in una cava a cielo aperto: quindi era stata l’azione di scavo dell’uomo che lo aveva esposto all’azione pericolosa del vento… In natura l’amianto è un minerale che se ne sta tranquillo sotto terra!

Mio padre tornò a casa con il suo campione di minerale per la sua collezione e la vicenda per me si chiuse così. Già, perchè in quegli anni anni ancora non si sapeva della malattia causata ai polmoni quando inalano particelle di quei bei filamenti che mi erano sembrati bei capelli argentei!

Ripenso spesso a quell’esperienza soprattutto da quando si è messa in relazione la malattia asbestosi con le fibre di amianto. Penso che per fortuna quella zona era isolata perchè sicuramente lì il vento poteva sollevare le particelle di amianto e renderle pericolose per la salute dell’uomo. Ma chi lavorava in quella cava?

Nel 1967 in Italia ancora si produceva il famigerato Eternit, una specie di tetto ondulato fatto di fibrocemento contenente amianto che serviva per ricoprire capannoni e case: economico, ma velenoso!

Oggi abbiamo il problema di liberarci dell’amianto che in anni passati è entrato nella produzione industriale in tanti contesti. Quando quei prodotti pieni di amianto invecchiano, infatti, rilasciano nell’aria le fibre di amianto che possiamo respirare: fibre che una volta nei polmoni possono far insorgere l’asbestosi una malattia terribile.

Proprio per questo è da circa 25 anni che in Italia è proibito cavare amianto, ma l’amianto è un minerale che è presente in natura e a volte succede anche ciò che non ci si aspetta!

Ad esempio tempo fa negli impasti utilizzati per produrre ceramica nel distretto di Sassuolo si è rilevata la presenza di amianto. Un minerale che non ha niente a che fare con l’impasto per ceramiche. Cosa era successo? Si è scoperto che proveniva da una cava di feldspato in Sardegna nel comune di Oriani. Si cavava feldspato senza problemi finchè ci si è imbattuti in una zona che conteneva una vena di amianto. Un imprevisto. Però quell’amianto nascosto ha rischiato di far ammalare chi ha toccato quella materia prima polverosa e volatile. (Una volta impastata e cotta come ceramica il rischio finisce perchè non è più volatile.)

Ormai in Italia sappiamo che le fibre di amianto sono pericolose e che dobbiamo proteggerci dai rischi derivanti dalla polvere di amianto, ma non siamo in grado di farlo perchè non si sa come fare.

In Germania hanno deciso che dato che l’amianto è un minerale che in natura sta sotto terra, per bonificare basta rimetterlo sotto terra impedendogli così di essere volatile e dannoso.

In Svizzera hanno obbligato tutti coloro che non vogliono disfarsi dei vecchi prodotti con amianto a verniciarli in modo da impedire il formarsi di polvere volatile.

Sarebbe bello che anche in Italia si arrivasse ad avere un protocollo per smaltire l’amianto. Penso ad esempio all’apertura di siti preposti dove poterlo interrare senza danni per chi lo deve maneggiare. A questo scopo si potrebbe rendere obbligatorio anche il fatto di doverlo inertizzare con vernice prima di  maneggiarlo per rimetterlo sotto terra. Oppure ci dobbiamo rassegnare al pericoloso fai da te tipico dell’inventiva italiana? Speriamo di no…

 

Diploma di cittadino completo

Oggi il Servizio Civile è una realtà presente nel nostro Paese. Sarebbe bello se in futuro divenisse il coronamento di un percorso educativo di ogni fanciullo/a che vive e cresce in Italia. Si tratterebbe di credere veramente nella possibilità e nella necessità di educare e formare alla cittadinanza.

Stamani parlando con Alberto Osti, un amico che a Roma si occupa anche di educare i ragazzi che fanno il Servizio Civile, ho scoperto che la legge prevede un percorso di 8 ore educative con sei materie obbligatorie e due personalizzate. Di queste 8 ore una deve essere dedicata alla storia del servizio civile. Lui nella sua attività inizia proprio da quello che fu l’esperienza di Don Lorenzo Milani nella vicenda della lettera ai cappellani militari a favore dell’obiezione di coscienza. Quindi, con piacere, ho appreso, che Don Lorenzo non ha smesso di essere un esempio anche ai nostri giorni!

Ma 8 ore sono pochissime, inoltre il Servizio civile ha risorse limitate e i ragazzi che lo possono fare sono troppo pochi!

In Italia è sotto gli occhi di tutti la carenza di educazione civica dei nostri cittadini. Bullismo, incapacità di rispettare monumenti e ambiente, carenza di buone maniere sono sempre più evidenti.

Ha ragione Matteo Salvini: occorre imboccare una strada diversa e migliore: formare le persone ad essere buoni cittadini attraverso il Servizio civile obbligatorio.

Salvini propone 6 mesi per ogni giovane. Io invece penso che sarebbe bello introdurre un percorso scolastico ed extrascolastico molto più ampio e completo che si dovrebbe concludere con un “diploma di Cittadino”.

Esperienze civiche concrete e formative che si farebbero nelle scuole e non solo. Un bambino di tre anni che frequenta la scuola materna è già in grado di comprendere concetti semplici come il ciclo delle stagioni. Uno di quattro anni può capire come rispettare l’ambiente,  andando in gita senza lasciare rifiuti in giro. A cinque anni si può imparare il rispetto del lavoro dei contadini seminando fagioli in classe. A sei si può imparare ad attraversare la strada da soli e a conoscere i segnali stradali ecc.

Anche in estate si potrebbero coinvolgere associazioni, animatori e centri sportivi che insegnino i vari aspetti della convivenza civile con campeggi, giochi ecc.

Alla fine di ogni tappa si potrebbe prevedere il conseguimento di un attestato. Un po’ come avviene all’interno degli scouts che premiano con i brevetti chi dimostra di aver acquisito uno certa capacità o una certa competenza. (Vi ricordate le medaglie distribuite alle Giovani Marmotte dal Gran Mogol…?).

Queste esperienze diverrebbero sempre più impegnative man mano che si cresce. Ad esempio alle scuole medie recitare in scenette che insegnino il rispetto degli altri sarebbe una bella esperienza per prevenire il bullismo.

Chiunque svolge un ruolo educativo, dai genitori, agli insegnanti ecc. potrebbe proporre percorsi didattici divertenti.

La scuola superiore dovrebbe prevedere la conoscenza delle leggi fondamentali, a cominciare dalla Costituzione oltre alla capacità di accedere consapevolmente alle informazioni sia cartacee che in internet, imparare ad usare i social e non esserne travolti ecc.

Alla fine il percorso si dovrebbe coronare con un anno di Servizio Civile che dovrebbe prevedere, a differenza di oggi, anche che i ragazzi e le ragazze vivessero un anno lontano da casa in modo da formarsi anche nel carattere e nell’autonomia.

Tutto questo abbisogna di politici fortemente motivati ad organizzare il tutto e di risorse adeguate magari anche riallestendo le vecchie caserme adattandole alle nuove necessità.

Il dilpoma da Cittadino potrebbe persino essere meglio di un diploma di maturità…

Sì, sarebbe bello che l’idea di Salvini prendesse forma e concretezza: se proprio non si può fare il massimo, almeno cominciamo dai 6 mesi per tutti.

Le vere novità

Basta andare in Svizzera per vedere strade, ponti e gallerie manutenuti davvero bene. Laggiù l’efficienza dovuta al federalismo fiscale e alle competenze ben distribuite sono sotto gli occhi di chiunque. Quello che non si vede, ma che qui voglio ricordare sono due aspetti cruciali: in primo luogo i Tir in Svizzera non possono viaggiare se il peso che trasportano è superiore alle 15 tonnellate; in secondo luogo gli svizzeri dirottano la gran parte del trasporto merci sulle rotaie o, a Basilea, sul trasporto sul fiume Reno.

In Italia è richiesto ai Tir di non superare le 30 tonnellate cioè esattamente il doppio del peso! Un raddoppio del peso e una concentrazione del traffico su gomma talmente superiore che c’è da domandarsi se basterebbe essere bravi a manutenere per risolvere i nostri problemi viari.

Penso che al di là delle manutenzioni si ponga sempre di più la questione d’imparare dagli svizzeri anche perchè la loro orografia non è diversa dalla nostrana. Qui, come lì, non si tratta di fare belle strade in pianura, ma di affrontare monti e valli. Meno peso dei Tir e meno Tir significano più longevità delle strade e meno inquinamento!

La riflessione successiva riguarda il chi e il come. Nel momento in cui un nuovo governo emanasse una nuova legge sul peso dei camion chi dovrebbe farla rispettare e come? Quello che rimane delle Provincie dovrebbe essere demandato a seguire tutto: sia la manutenzione stradale sia l’applicazione della legge sui trasporti. Bilance per pesare i camion vicino alle vie di comunicazione da far utilizzare alla polizia stradale quando ferma i camion.

La lezione delle ultime elezioni è che i cittadini hanno rinnovato di molto il Parlamento. Il nuovo governo vuole essere davvero nuovo? Allora ha tre questioni realmente innovative da affrontare al di là dei programmi.

  1. Controllare effettivamente l’applicazione della legge.
  2. Superare le pastoie burocratiche evitando di legiferare con l’ennessima postilla finale che demanda ai famigerati “regolamenti attuativi”.
  3. Controllare il come si sia arrivati a dare le concessioni.

Sì perchè in Italia si fanno belle leggi, ma poi l’applicazione delle stesse è demandata a regolamenti attuativi che vengono delegati alle burocrazie romane, mai elette da nessuno. Se queste non sono d’accordo sul contenuto della legge ritardano all’infinito il regolamento attuativo e quindi l’applicazione delle nuove norme. Oppure, più spesso, infarciscono il regolamento attuativo di mille pastoie burocratiche da rendere l’applicazione della legge difficile. Come si dice: “fatta la legge: trovato l’inganno…”.

Infine siamo davvero sicuri che la via da seguire sia quella di togliere la concessione ad Atlantia? Significa entrare in un gineprario di cavilli e di risarcimenti.

Non sarebbe meglio invece andare a vedere se il bando che ha visto i Benetton vittoriosi è stato fatto secondo tutti i crismi delle leggi italiane e internazionali? Se si potesse trovare delle inadempienze si potrebbe scardinare la concessione dalla base. Si eviterebbero i rischi di dover strapagare i vecchi concessionari.

Questo modo di agire significherebbe, secondo me, portare delle vere novità nel nuovo modo di governare e sarebbe davvero bello…

Libero arbitrio ?

Il tragico crollo del ponte Morandi a Genova mi ha indotto a riflettere sul tema del libero arbitrio. Parlare di destino è insoddisfacente, almeno per me. Perchè uno cade nel baratro e l’altro no? Perchè fra chi cade qualcuno è persino illeso e altri feriti e altri morti? Davanti a domande così difficili può ritenersi più soddisfacente credere a un Dio che tutto vede e a tutto provvede? Io penso di sì.

Essere razionali e atei può dare risposte concrete su cui si basano poi le sentenze: come era stato progettato il ponte? Con quali materiali era stato costruito? Perchè quello di Agrigento identico nel progetto è in disfacimento e chiuso da anni? Perchè quello di Genova non ha dato preavviso dell’imminente crollo? Ecc. Sembra facile pensare che tutto sia dipeso da scelte umane e che le scelte umane siano state dettate da ragionamenti cioè in fin dei conti dal libero arbitrio.

Ma nell’intimo di ciascuno rimarrà sempre la domanda: perchè a loro sì e ad altri no?

Davvero tutto dipende dal libero arbitrio? Credo di no.

Esiste davvero il libero arbitrio? Penso di sì, ma si riferisce a pochissime scelte individuali.

Ce ne sono due su cui troverò concordi molti: decidere se continuare a vivere o suicidarsi. Quando l’atto di togliersi la vita è volontario e portato a termine con successo è forse un atto di libero arbitrio. Però nel caso in cui invece ci si prova a togliersi la vita, ma poi interviene qualcosa che ci impedisce di morire, già il nostro potere di libero arbitrio ne viene inficiato. Chi o cosa ci ha impedito di morire? Forse la mano di Dio che ha voluto rimetterci in gioco?

Decidere se essere atei o credere in Dio. Sì perchè si può pensare che siamo dotati di intelligenza superiore e quindi tutto dipende da come ragioniamo e agiamo. E’ un pensiero che fa affidamento solo sulle capacità umane di libero arbitrio. Io penso però che non riesca a soddisfare tutti i casi della vita. Se evitiamo di essere boriosi e accettiamo un po’ di umiltà ci renderemo conto che il destino ha influito moltissimo sulle nostre scelte. Il film “Sliding doors” dimostra visivamente quelo che voglio intendere. Se siamo umili diamo un nome al destino e quel nome è Dio.

Ci sarebbe un altro caso di libero arbitrio, ma per contemplarlo bisogna credere nella metempsicosi (cioè nella reincarnazione). Chi vi crede sostiene che le azioni nelle vite precrecedenti determino la nascita nella vita attuale. Il Karma dell’induismo. L’uomo vivrebbe in una sorta di gioco dell’oca che si svolge in una spirale di più vite consecutive. Ma in un certo senso qui il libero arbitrio avrebbe più importanza: se scegli una certa strada potrai rivivere in un modo migliore che se ne scegli un’altra. Si potrebbe pensare addirittura ad una sorta di copione con sfide di varia difficoltà che ci verrebbe proposto prima di reincarnarsi. Sarebbe il nostro libero arbitrio a decidere se scegliere un copione più facile o più difficile. Il nostro libero arbitrio interverrebbe prima della nostra rinascita. E poi anche durante la vita? Se decidiamo di seguire il copione o se invece ce ne discostiamo in modo evidente dipenderebbe dal libero arbitrio? Chissà…?

Avere la coscienza pulita dipenderebbe da questa capacità di seguire la retta via scelta dal nostro libero arbitrio nel momento in cui Dio ci sottopone i copioni? Si spiegherebbe perchè si nasce in una famiglia piuttosto che in un’altra, perchè due gemelli omozigoti hanno comunque due destini diversi ecc.

Sono domande davvero difficili a cui è giusto che ciascuno dia le proprie risposte. In questo momento, comunque il cordoglio va alle vittime di Genova augurando loro di rinascere a miglior vita: che Dio veda e provveda…