Robot umanoidi per la generazione degli anni ’50?

Sul numero di Grazia del 5 ottobre 2016 mi ha colpito l’articolo a pag. 133, dove viene descritta “Nadine” un robot umanoide che è già in avanzata fase di realizzazione. La scenziata che l’ha creata, Nadia Magnenat Thalmann prevede l’utilizzo di questi robot umanoidi in un prossimo futuro. Potranno fare lavori di receptionist, ma anche di assistenza agli anziani e ai disabili. L’inconveniente più appariscente è quello che questi umanoidi “non potranno amare”. Cioè non proveranno sentimenti. Saranno programmati però per aiutare le persone.

Credo che questo progresso della scienza si rivolgerà soprattutto alle generazioni nate negli anni ’50 del ‘900. Infatti i robot saranno pronti alla produzione di massa, che ne abbatterà i costi, proprio nei prossimi anni cioè nel momento in cui invecchierà la generazione postbellica quella nata negli anni del boom demografico ed economico.

Già mi vedo vecchietta a comprare automobili che non hanno bisogno di guidatore perchè completamente elettroniche e ad essere assistita in casa da “Nadine”. Ci saranno sicuramente svantaggi occupazionali, verrà meno la figura dei badanti, ma queste persone che ora sono assai utili in Italia fra qualche anno non vorranno più esercitare questo genere di lavoro faticoso, ambiranno a posti più qualificati. Quando il lavoro di assistenza sarà meno ambito dagli immigrati di seconda generazione ecco che si affacceranno sul mercato i robottini che cercheranno di soddisfare tutte le esigenze: si perderanno posti di lavoro meno qualificati, ma se ne guadagneranno altri nel settore della robotica.

Ai parenti resterà il ruolo di dare amore e sono convinta che sia molto più facile essere premurosi ed affettuosi quando si è sollevati dal lavoro gravoso di pulizia e accudimento materiale. Sarebbe bello se tutto fosse così lineare: in realtà gli scossoni nella nostra società saranno innumerevoli e faremo tutti fatica ad adattarci alle novità.

Sarebbe bello altresì che riuscissimo a porre un limite all’uso dei robot. Infatti è auspicabile che a nessuno venga in mente di poter sostituire il ruolo genitoriale con degli umanoidi. I neonati ed i bambini avranno sempre bisogno di cure, assistenza ed educazione dati dai genitori e dalla famiglia allargata ai nonni, zii e cugini. Questi ruoli non sono mero accudimento meccanico: hanno invece bisogno di amore, tanto amore generato dall’interscambio giornaliero tra persone vere.

I robottini non potranno mai essere affettuosi e amorevoli le famiglie sì.

 

Fertilità (day o non day…)

Al di là delle polemiche sul giorno della fertilità, l’invenzione governativa di ieri 22 settembre 2016, vorrei fare alcune riflessioni.

In natura la prosecuzione della specie è garantita dall’abbondanza. Tutti gli organismi emettono in abbondanza semi e li disperdono nell’ambiente, confidando che qualcuno sopravviverà alle insidie e riuscirà a crescere per divenire adulto e poi riprodursi.

Un ciclo ripetitivo che non si preoccupa, ma confida nella provvidenza.

Semi abbamdonati al destino… Tantissimi semi.

Se si pensa che l’organismo più grande del mondo, la balena, nutre il suo enorme corpaccione di plancton, cioè di semi abbandonati dagli organismi marini, si può comprendere l’enormità della cosa.

L’evoluzione fino ad un certo punto si è accontentata dell’abbondanza; poi sono arrivati i primi esseri più complessi che necessitavano di una forma di apprendimento alla sopravvivenza: gli ovipari con le ali. I rettili sono ovipari che abandonano le loro uova al destino. Gli uccelli non possono. Sanno che devono occuparsene sia per farle schiudere, quindi necessitano della cova in un nido sicuro e caldo, sia per fare crescere i pulcini almeno finchè non apprendono a volare e a procurarsi il cibo.

Non è solo più una questione di affidarsi alla provvidenza, cosa che comunque non guasta mai, ma è anche una questione di intelligenza riproduttiva. Con gli uccelli si comincia ad avere un comportamento volto alla cura della prole; i mammiferi poi saranno ancora più coinvolti dalla faccenda. La fertilità a questo punto rimane alta, ma non così tanto quanto lo è per gli organismi inferiori.

Quanti documentari avete visto? In tutti si evidenziano le difficoltà riproduttive: a partire dalla scelta del partner, che deve dimostrarsi il migliore e più adatto alla riproduzione, alla scelta della tana, alla cura del proprio territorio di caccia per garantire cibo alla famiglia, alla crescita ed educazione dei cuccioli. Capita anche nei documentari di vedere cuccioli che non ce la fanno o perchè non sopravvivono all’inverno rigido, o perchè cadono vittime dei predatori o perchè finiscono nei guai. Però la provvidenza fa sì che la fertilità sia sufficiente a non causare eccessi nè in un senso nè nell’altro. Il più delle volte è sufficiente a regolare il tutto la presenza di un periodo ben delimitato riproduttivo: il periodo dell’estro.  Sono solo i lemming che quando sono troppi si suicidano invece di riprodursi. Negli altri casi l’abbondanza crea carestia e diminuzione della popolazione attraverso la morte anche dei soggetti adulti e quindi poi anche della quantità di cuccioli futuri.

Passiamo alle vicende dell’uomo. La fertilità non è regolata dall’estro. Ogni mese la donna produce un uovo pronto ad essere fecondato, l’uomo potrebbe fecondare tutti i giorni dell’anno. Troppa abbondanza? Forse se si pensa all’uomo come ad un animale non senziente, ma siamo dotati di possibilità di scegliere e decidere. Anche in passato lo eravamo, prima dell’invenzione dei sistemi anticoncezionali la religione si proponeva di far riflettere sul fatto che l’atto sessuale era soprattutto un atto riproduttivo e quindi andava espletato all’interno di una cornice atta a garantire la sopravvivenza del neonato: occorreva un matrimonio.

I risultati non sono mai stati soddisfacenti: troppa fertilità ha prodotto secoli di eccesso di riproduzione affidata alla provvidenza. Molte/troppe sofferenze e morti. La provvidenza spesso veniva in soccorso, ma molto spesso non bastava e così troppi neonati non avevano la possibilità di crescere o per mancanza di cibo o per mancanza di casa, o di risorse idonee, oppure per malanni dovuti a tutte queste necesità insoddisfatte. Su tutto regnava la povertà e l’ignoranza.

Solo con l’avvento della contraccezione moderna le coppie possono decidere se e quando riprodursi. Ma così hanno scelto il controllo totale e hanno abbandonato totalmente la fiducia nella provvidenza e nella natura. Si finisce col volere programmare ogni dettaglio e la fertilità se ne va.

Sarebbe bello se si riuscisse ad avere un equilibrio fra fertilità e programmazione, probabilmente è la via giusta per una società complessa come la nostra. Pensate alle migranti, si imbarcano incinte e si affidano alla provvidenza per vedere crescere le loro creature. Molte ce la fanno, certo purtroppo non tutte. Nel loro caso pesa di più il piatto della bilancia che si affida alla provvidenza e spesso ottengono una vita decorosa per i loro nati. Noi occidentali che vogliamo soprattutto certezze rischiamo la certezza di non essere più fertili… I piatti della bilancia devono trovare un equilibrio anche per noi donne occidentali…

Arriva l’autunno arriverà lo smog

Sarebbe bello che i nostri governanti fossero lungimiranti almeno sulla salute dei cittadini. Tutti gli anni in Pianura Padana si ripresenta il problema dello smog e tutti ne patiscono le conseguenze sulla salute.

Sarebbe bello se venissero messe in atto nuove politiche per limitare lo smog. Sarebbe utile ad esempio incentivare maggiormente l’utilizzo delle auto ibride.

Sarebbe doveroso attuare una politica dei trasporti pubblici più efficiente. Mi riferisco in particolare al trasporto ferroviario dedicato ai pendolari. Sono questi gli utenti che andrebbero maggiormente coccolati perchè tutti i giorni usano il treno. Sarebbe bello che non venissero soppresse corse utilissime. Sarebbe bello che anzi venissero ampliati gli orari. Sarebbe bello che i treni avessero un numero di carrozze sufficienti a far sedere tutti.

Sarebbe bello che il trasporto delle merci utilizzasse maggiormente la rete ferroviaria e i porti intermodali. Sarebbe bello che i politici incentivassero questa modalità di trasporto. L’utilizzo del trasporto su gomma dovrebbe concentrarsi sul trasporto degli ultimi 100/50 km.

Sarebbe bello che le merci che arrivano da lontano potessero viaggiare oltre che in treno anche sull’acqua. I canali navigabili dalle chiatte che caratterizzano il resto d’Europa, sarebbe bello che fossero realizzati anche in Italia, soprattutto in Pianura Padana che è ricca d’acqua. A questo scopo sarebbe bello studiare la possibilità di raddoppiare la larghezza di alcuni dei canali  già esistenti. Oppure di renderli navigabili a senso unico alternato, realizzando delle aree di sosta dei barconi fra un porto e l’altro. Tutto questo al fine di consumare poco territorio agricolo.

Sarebbe bello che i cittadini fossero consapevoli che con più navigazione si potrebbe migliorare la salute di tutti. Non solo i cittadini anche i contadini che possiedono le aree limitrofe ai canali…

Anche i porti lungo le nostre coste se fossero utilizzati maggiormente come porti intermodali potrebbero limitare l’uso del trasporto su gomma in tutto il territorio nazionale.

 

Italia sismica

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La cartine qui sopra pubblicate rapprsentano gli aspetti fondamentali dell’Italia geologica. Sarebbe bello se fossero appese in tutti i comuni nella stanza dei sidaci così come viene esposta l’immagine del Presidente della Repubblica in carica. Andrebbero esposte anche nelle scuole e nelle sedi delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e della Protezione civile.

Da queste andrebbe poi ricavato il profilo sismico dettagliato del territorio provinciale/comunale affinchè le amministrazioni potessero aver ben chiara la sismicità del proprio territorio e prendere opportuni provvedimenti quando dovessero redigere il Piano Regolatore.

Le cartine da sole non bastano. L’Italia è piena di laureati in geologia che difficilmente riescono a lavorare nel campo in cui hanno studiato. Sarebbe bello che le amministrazioni potessero usufruirne nell’ambito di un percorso educativo nazionale volto a spiegare i contenuti di dette cartine ad ogni nuovo cambio di amministrazione. Una sorta di corso di aggiornamente come quelli che organizza il Provveditorato gli Studi rivolto oltre che alle scuole anche agli amministratori e a tutti coloro che si devono occupare di prevenzione e soccorso in caso di sisma.

Sarebbe bello anche che le scuole, almeno quelle medie, avessero un programma che prevede lo studio della geologia assieme alla geografia.

Tutto questo percorso informativo ed educativo andrebbe abbinato ad esercitazioni antisismiche così come avviene in un Giappone, un paese che per sismicità assomiglia all’Italia.

Certo tutto questo sarebbe necessario, ma non sarebbe sufficiente a evitare disastri anche perchè il nostro paese è un susseguirsi di centri storici costruiti in epoca medioevale che occorrerebbe rendere più sicuri con enormi attività di rafforzamento edilizio. Sarebbe bello avere le risorse e le capacità tecniche per intervenire anche su questo fronte, ma le difficoltà sarebbero tantissime.

Le cartine e l’educazione invece sarebbero utilissime per intervenire sul nuovo e per dare consapevolezza a chi di dovere della serietà della questione. Forse le scuole nuove, gli ospedali nuovi, gli edifici pubblici nuovi, i ponti ecc. verrebbero realizzati con più discernimento. In Giappone, quando vi è una scossa tellurica, almeno quello che è stato costruito recentemente resiste e non crolla. Sarebbe bello poter dire altrettanto dell’edilizia italiana.

Come un seme

Perché scrivere queste pagine? Perché condividere alcune mie idee su internet?

Spesso mi domando se sia una buona cosa. In realtà non mi aspetto molto da questa scelta.

Sono fatalista: queste pagine di idee, per me, sono come fogli inseriti in una bottiglia da un naufrago. Chissà se approderanno da qualche parte?

Oggi siamo tutti un po’ soli come naufraghi. Infatti è sempre più difficile (se si esclude il web) riuscire ad instaurare un dialogo vero con qualcuno. Non si ha mai tempo. Anche se si inizia una buona conversazione con una persona, si viene subito interrotti da mille cose che premono: il telefonino, il pc, le questioni concrete e contingenti di lavoro ecc. Così finisce che non ci proviamo nemmeno più ad iniziare delle belle conversazioni. La televisione poi ci ha incoraggiato a trasformare i dialoghi o in monologhi, o in risse verbali.

Invece mi ricordo di quando, con mia nonna, facevo visita alle sue amiche, all’ora del tè. Ebbene, allora io ero piccola, ma passavo un’ora e più ad ascoltarle conversare di tutto un po’, anche di attualità e politica e non era una cosa noiosa perché le arzille vecchiette erano anche argute.

Sul web per dialogare, quindi, con alcune idee per vari spunti di conversazione. Sperando di essere arguta.

Sarebbe bello se ogni pagina del blog fosse come un seme che si lancia al vento. Se il destino vorrà cadrà su terreno fertile e germoglierà. Se invece cadrà su terreno arido seccherà. Se finirà in acqua sarà travolto dalla corrente. Chi vivrà vedrà…

Esame di maturità

Quando feci, circa 40 anni fa, l’esame di maturità scientifica, mi ricordo che i professori ci dicevano che sarebbero stati valutati meglio gli studenti che si fossero dimostrati più abili nel fare dei collegamenti fra le varie materie. Chissà se è ancora valido questo criterio?

Oggi il mondo della ricerca è andato sempre più specializzandosi. Difficilmente un fisico si interessa di storia, oppure un chimico di medicina. E’ sempre più difficile riuscire a fare dei collegamenti logici tra i vari ambiti del sapere umano.

Questo comporta un impoverimento generale della nostra capacità di ragionamento.

Da quanto tempo siamo in questa situazione?

Ricordo con quanto stupore e divertimento appresi che ormai il significato di meditare era stato associato alla respirazione yoga. Meditare voleva dire svuotare la mente con la tecnica del concentrarsi solo sulla propria respirazione.

E io che credevo che meditare fosse un sinonimo di ragionare… Come ero antiquata…!

Questo sito vuole essere all’antica: cioè vuole provare a ragionare facendo a volte anche dei collegamenti fra varie materie apparentemente lontane fra loro. Forse così, in alcuni casi, i miei ragionamenti appariranno fantasiosi e perciò azzardati. Ma che male vi faccio se la mia fantasia è vivace?

Sarebbe bello se meditare, ragionare e riflettere ritornassero ad essere sinonimi. Sarebbe bello se gli studiosi coltivassero curiosità e fantasia anche per le scoperte dei colleghi…

Super Mario

Questa che vi farò è una domanda a cui sembra facile rispondere. Sembra…

Secondo voi Super Mario il protagonista del famosissimo video gioco della Nintendo può rendersi conto, dal suo mondo, che è stato creato dagli ingegneri informatici della Nintendo? Oppure può comprendere che esiste il giocatore alla console?

Sembrerebbe di no. Ma  perché non potrebbe?

Perché finora gli informatici suddetti non hanno previsto che lui possa accedere ad una funzione, o ad un livello, o ad un premio da cui può rivolgersi al giocatore o agli inventori interagendo con l’esterno del videogioco.

E noi della/nella nostra biosfera? Siamo sicuri di essere dotati di tutti gli strumenti per capirla a fondo?

Chi è sano è dotato dei 5 sensi. Ma prendiamo l’udito: noi non siamo in grado di percepire tutti i suoni esistenti, gli ultrasuoni li sentono i pipistrelli, noi no. L’odorato: i cani percepiscono molti più odori di noi. La vista: non possiamo ingrandire le immagini come un microscopio. Non possiamo neanche vedere lontanissimo nemmeno come fa Hubble. Possiamo vedere gli ultravioletti o gli infrarossi? No. Possiamo percepire l’esistenza delle onde radio? No. Dei raggi x? No. Forse anche gusto e tatto hanno gli stessi limiti.

Dopo Einstein la scienza è arrivata a dirci che  la velocità della luce è una costante insuperabile, ma che il tempo e lo spazio invece sono relativi.

Sappiamo che il mondo di Super Mario è fatto di luce ed è un universo disegnato da un linguaggio binario: con funghetti, con buoni e cattivi, con una meta da raggiungere. Per Super Mario gli oggetti che incontra sono reali, così come i buoni o i cattivi. Lui non lo sa, ma è un videogioco scritto con linguaggio binario.

E noi? Anche a noi il mondo in cui viviamo ci sembra fatto di materiale reale. Il tempo e lo spazio ci sembrano reali, ma invece ora sappiamo che sono relativi. Resta la luce, l’unica certezza. Ma allora anche la nostra realtà, come quella di Super Mario, è fatta solo di luce?

La scienza ci dice che la luce è un’onda elettromagnetica che è fatta sia di particelle i fotoni, sia di onde. Il suo ondeggiare sembra una vibrazione. (Ma un’onda che vibra e non è anche sonora?)

Quindi la luce ha tre caratteristiche: particella fotone, onda, vibrazione. Sarebbe bello poter dire che è una e trina.

La scienza è anche arrivata a scoprire l’entanglement. Cioè le particelle di luce si comporterebbero in un modo o in altro a seconda se sono osservate o meno… Di più: si dividerebbero e ognuna “sentirebbe” a distanza quello che succede alla compagna in una sorta di vibrazione compartecipe. Compassione (?).

Possiamo comunicare con la luce? Con la preghiera, forse?  A volte sembrerebbe di sì: forse vibriamo allo stesso modo e ci mettiamo sulla stessa lunghezza d’onda della luce, vibriamo con compassione e otteniamo dei “miracoli”. Cioè vi sono dei momenti in cui possiamo piegare la realtà ai nostri desiderata forse abbiamo un entanglement. Forse. Oppure, chissà, otteniamo di saltare da un universo che non ci piace, ad uno che ci piace di più, in una sorta di balzo spazio/temporale.

Speriamo che gli scienziati arrivino a conoscere tutti i segreti della luce perché sarebbe bello arrivare a poter dire che la luce scientifica e la luce divina in effetti sono la stessa cosa…

Le religioni servono ad indirizzarci a questo?

Sarebbe bello che la scienza potesse dimostrare che la vibrazione della luce è sonora. Perché si potrebbe dire che è “il Verbo”, quello che ha creato tutto. Sarebbe bello poter dire scientificamente che è anche compassione, cioè amore. Sarebbe bello perché forse aiuterebbe tutti, non solo i credenti, a mettersi sulla stessa lunghezza d’onda divina.

Sarebbe bello se la scienza in futuro riuscisse a dimostrare che il nostro mondo è scritto invece che con linguaggio binario con un “linguaggio trinario” ? Un linguaggio che non conosciamo ancora…

Federalismo flessibile

Si può dire che il concetto federalista è un concetto buonsensobio? Io credo di sì.

Però bisogna chiarirsi su cosa si intenda per federalismo. Gli Usa sono uno stato federale, la Svizzera lo è, anche la Germania. Ma mentre il federalismo Usa non si basa su stati federati etnici quello svizzero sì. I cantoni elvetici, infatti, sono composti da  popolazioni che parlano lingue diverse. Quello tedesco è il federalismo più recente perché è nato nel dopoguerra. Nel riscrivere la Costituzione italiana a chi dovremmo ispirarci? L’Italia prima della televisione di Ettore Bernabei, recentemente scomparso, era un paese che non aveva una lingua comune: i dialetti erano il modo di esprimersi più diffuso fra la popolazione. L’italiano che ha diffuso la televisione si può definire semplice: basta andare a “lavare i panni in Arno”, come fece il Manzoni, per percepire la ricchezza della lingua italiana vera rispetto a quella che di solito usiamo.

Il dialetto origina etnie? A questa domanda è difficile rispondere. C’è chi afferma che i dialetti altro non sono che lingue che hanno perso. Ma, se ciò fosse vero, oggi noi parleremmo piemontese o addirittura francese perché furono i Savoia a fare l’unità d’Italia. Diciamo allora che il sistema regionale previsto dalla Costituzione, ma applicato solo negli anni ’70, è stato un buon compromesso perché ha diviso l’Italia su base dialettale. Peccato che l’autonomia alle regioni sia stata data male e su materie sbagliate. Altrimenti non si spiegherebbe perché la Sicilia utilizza e sperpera risorse anche statali pur tenendo le proprie entrate fiscali. Nemmeno si comprenderebbe come il Sud Tirolo riesca ad avere tutte le risorse che ha. Per non parlare delle regioni a statuto normale: qui gli abitanti ricevono da Roma pro capite delle somme molto diverse a secondo di dove risiedono. Quelli di Lombardia e Veneto versano tanto e ricevono poco e sono sempre in credito, tutti gli altri all’opposto sono in debito.

Sarebbe bello se il regionalismo fosse ripensato totalmente in una nuova Costituzione e che assomigliasse in  parte a quello tedesco e in parte a quello svizzero.

Per essere “buonsensobio” il federalismo italiano dovrebbe prevedere delle regioni più piccole, cioè con la dimensione dei Cantoni elvetici, dovrebbe essere un federalismo su base volontaria: ogni cantone decide cosa vuole amministrare e cosa invece delegare a Roma. Le tasse dovrebbero restare nei Cantoni e questi ultimi dovrebbero versare a Roma solo le risorse per la gestione dei capitoli che non vogliono seguire autonomamente.

Il federalismo italiano, cioè dovrebbe essere flessibile come un menù a la carte. Solo servizio e coperto dovrebbero rimanere invariati cioè, fuor di metafora: difesa, politica estera , ambiente centralizzati. Per le altre competenze ogni Cantone dovrebbe poter scegliere se e quanta autonomia utilizzare sul proprio territorio.

A Roma il Senato dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini su base cantonale e occuparsi solo di questioni devolute ai Cantoni. Così si eliminerebbe il bicameralismo perfetto e si aumenterebbe la democrazia. (Il Bundesrat è un buon punto di partenza da cui trarre esempio.)

Perché sarebbe una soluzione bio? Perché le decisioni sarebbero per lo più a “chilometro zero”. Cioè verrebbero prese da rappresentanti locali: non ci sarebbe più il centralismo romano e il centralismo regionale sarebbe minore di oggi perché il Cantone sarebbe più piccolo di una Regione attuale, sarebbe più vicino alla dimensione provinciale. I nostri rappresentanti locali e quelli al Senato non sarebbero più dei personaggi televisivi, ma delle persone che potremmo conoscere meglio, più da vicino.

Sì, sarebbe proprio bello…

Sarebbe bello se…

Sarebbe bello se… è il sottotitolo del blog buonsensobio. Perché?

Perché buon senso bio c’è quando si vuole essere creativi e propositivi. Questo blog ama i commenti che lo sono. Anche quelli leggeri e spiritosi. Invece non considera quelli che sono aggressivi, polemici e distruttivi. Perché?

Distruggere è facile: lo possono fare tutti in un attimo con le azioni o con poche parole, essere creativi  è molto, molto, più difficile e laborioso!

Le madri generano e crescono i figli così com chi coltiva rose sa che ci saranno boccioli che fioriscono ma anche spine.
Le madri generano e crescono i figli così come chi coltiva rose sa che ci saranno boccioli che fioriscono ma anche spine. Così è nutrire la vita.

Infatti creare la vita, nutrila e farla crescere, per una donna è un lavoro lunghissimo che comincia dai 9 mesi della gravidanza e, a ben guardare, non termina mai nemmeno quando i figlioli sono cresciuti. Invece basta poco per distruggere la vita: un attimo di disattenzione, un’azione violenta improvvisa, una frase da bullo… Tutto il lavoro di una donna sia di cura sia di attenzione per far crescere degli individui sani ed equilibrati può essere distrutto in un minuto.

Sarebbe bello se prima di agire in modo aggressivo pensassimo a tutto il lavoro, l’amore e alla fatica educativa e di cura della madre che ha creato quella persona.

Sarebbe bello se aggredire una vita fosse considerato come un atto di distruzione del lavoro lunghissimo di una donna; così come accadrebbe nel momento in cui venisse aggredito il lavoro lunghissimo di un uomo: ad esempio la Cappella Sistina di Michelangelo o la Gioconda di Leonardo.

Questo sempre. Sia quando la persona ci assomiglia e la pensa come noi, sia quando invece è lontanissima dal nostro modo di essere e di pensare.

Le madonne del latte

In Brianza, nel varesotto e nel Canton Ticino, ci sono moltissime chiese che hanno al loro interno raffigurazioni della Madonna mentre sta allattando il Bambin Gesù. Alcune di esse sono anche considerate miracolose. Poiché le madonne del latte simboleggiano il nutrimento e la misericordia divina e poiché siamo nell’Anno Santo dedicato alla Misericordia, voglio iniziare questo blog proprio da qui: dalla Madonna del latte di Ardena (Va) che, quando la porta della chiesa è aperta, sembra guardi qui giù, qui proprio me che sto scrivendo il blog e speriamo che mi ispiri saggi pensieri…madonna del latte

Sarebbe bello se il nutrire la vita e l’essere misericordiosi l’un l’altro fossero considerati centrali nella vita di ognuno di noi. 

Cosa sarebbe un mondo dove le donne non partorissero più e non allattassero più, cioè non nutrissero più quotidianamente la vita? Cosa sarebbe la terra senza la  biosfera? L’umanità ha ricevuto in dono la creazione: ha un intelletto capace di discernimento e un cuore sufficienti a capire che senza un operato di continuo e consapevole nutrimento della vita sia umana sia naturale tutto sparirebbe.

Ecco perché occorre dotarsi di BUON SENSO BIO